3 Strategie per iniziare ad avere un rapporto sereno con il proprio corpo
Cosa vuol dire per te avere un buon rapporto con il tuo corpo?
Sai, ognuno di noi attribuisce un significato diverso e quindi ti invito prima di tutto a chiederti quale sia il tuo.
Immagino che prima di ogni cosa hai pensato al tuo aspetto fisico:
sono magro o grasso? Alto o basso? Muscolo o secco? Proporzionato o secco?
Sono tante le etichette che ci appiccichiamo addosso in questi casi e per ognuna facciamo una stima rispetto ai canoni socialmente apprezzati.
Spesso non ci rientri, eh?
Beh, è normale.
Ma quell’aspetto fisico dipende dal tuo rapporto con il cibo e dall’attività fisica che fai, oltre a tutte le cure che riservi al tuo corpo per “tenerlo in salute”
Si tratta di una relazione lunga una vita: è infatti un processo in costante evoluzione e sei libero di modificarlo come più ti aggrada ma attento …”all’accanimento terapeutico”.
Vediamo alcune punti utili su cui puoi iniziare a lavorare per muovere i primi passi verso la costruzioni di un rapporto con il tuo corpo.
L’immagine corporea e il cibo
Il cibo è la fonte di primaria preoccupazione verso la propria immagine corporea. Puoi avere un rapporto con il cibo complicato o altalenante che ti porta a perdere o prendere peso con facilità.
Non trovi mai la quadra della situazione e questo spesso ti innervosisce, ti preoccupa o ti fa sentire in ansia e come conseguenza, mangi di più.
Infatti immagino che dopo aver mangiato, ti sentirai in colpa. E questo a volte non sufficiente per smettere soprattutto quando il cibo da sollievo: infatti se provi ansia e mangi, il cibo riduce realmente l’ansia perché rilascia la serotonina (presente per esempio nei carboidrati o negli zuccheri) che è definito come l’ormone del buonumore.
Ma che succede poi? Che la sensazione positiva induce a mangiare ancora e contemporaneamente ad ingrassare fino a non piacersi più: a questo punto senso di colpa e ansia innescano nuovamente il circolo vizioso che se non stoppato causa problemi fisici.
Insomma, si può creare una vera e propria “dipendenza affettiva” dal cibo che diventa una valvola di sfogo.
Come puoi imparare a gestire questo rapporto conflittuale?
- Fantastica sul cibo:
E’ un esercizio che puoi svolgere al mattino e richiede la tua capacità immaginativa.
Pensa, ogni mattina al cibo che ti piace di più e a dove vorresti mangiarlo nel modo più rilassato possibile. Fantastica su di lui, su cosa proveresti, le sensazioni che ti assalirebbero… Chiudi gli occhi e immaginalo, fatti venire l’acquolina in bocca.
- Stai attento al COME:
come mangi? Ci hai fatto caso? Magari sei frettoloso, oppure con il cellulare in mano, o neanche ti rendi conto di quello che hai nel piatto. FACCI CASO.
Sei quello che mangi e il modo in cui assimili il cibo dipende date: ti è mai successo di mangiare di corsa e avere il cibo “sullo stomaco”? O di avere ancora fame, nonostante avessi già mangiato? Oppure la nausea? Migliora il modo in cui mangi, assaporando ogni boccone, masticandolo bene e lentamente, possibilmente lontano da apparecchi elettronici.
- Fai una lista:
Ogni mattina ti alzi e scrivi una rapida lista pensando: “se oggi volessi peggiorare le mie abitudini alimentari, cosa dovrei fare?”
Fai una lista con tutti i comportamenti che ti vengono in mente come “mangiare schifezze”, “mangiare più del solito” e cosi via.
A fine giornata riprendi la lista e sbarri i comportamenti che hai messo in atto.
Dal rapporto con il cibo possono nascere molti dei disturbi alimentari noti come anoressia o bulimia e anche problematiche meno gravi ma comunque spiacevoli che pesano sulla vita sociale e personale.
Quanto ti valuti da 0 a 10 nel rapporto con il tuo corpo?
Sicuramente valutare il proprio corpo non è semplice: è un processo che oscilla costantemente, tra alti e bassi.
Da cosa dipende tutto questo? Da tre processi fondamentali:
- Il confronto con gli altri: ti valuti confrontando il tuo corpo con altri come te e da questo confronto fai una valutazione positiva o negativa
- Giudizio degli altri: “cosa dicono di te? “ l’opinione che hanno gli altri su di te, definiscono chi sei (Mario pensa che sono troppo magro. Giulia dice che ho preso qualche chilo.)
- Autosservazione: sei tu che valuti il tuo corpo e ciò che c’è di diverso tra te e gli altr
Ti svelo un segreto: è scorretto dire che hai una bassa o un alta autostima verso il coprpo; sarebbe più giusto chiedersi se lo svaluti o lo sopravvaluti.
Se lo svaluti, pensi di non essere mai all’altezza rispetto agli altri, ti senti inadeguato e spesso eviti di agire per modificare ciò che non ti piace.
Al contrario se ti sopravvaluti, sei sicuro, determinato e non ti spaventa il confronto con gli altri; ogni sfida ti consente di dimostrarti quanto vali e ti piaci.
Cosa puoi fare per accrescere la tua autostima verso il tuo corpo?
- Evitare di evitare:
Proprio perché hai una bassa autostima, hai scarsa fiducia in te stesso. E’ probabile che tu non ti senta all’altezza di alcune situazioni e preferisci evitare di affrontarle.
Pensaci! Chiediti se e quando hai deciso di rinunciare a qualcosa perché pensavi di non essere in grado.
Questo è proprio ciò che mantiene il problema: più eviti e più confermi a te stesso di non essere in grado di affrontare la situazione e che al contempo la situazione è in effetti pericolosa.
SMETTI DI EVITARE!
- Stop alle rassicurazioni:
chiedere costantemente rassicurazioni o conferme ad altre persone, se allevia il tuo animo sul momento, a lungo andare non risolve il problema. E’ una trappola che potrebbe portare lentamente alla ricerca spasmodica della perfezione e al contempo alla conferma che tu hai bisogno degli altri per “valere”.
Se pensi di aver bisogno di un supporto in più, puoi rivolgerti a un professionista.
La Terapia a Seduta Singola può aiutarti anche in un solo incontro con lo psicologo perché ti permette di eliminare i comportamenti che mantengono in vita il problema e ottenere concreti benefici.
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Riferimenti bibliografici
Nardone, G (2007) La Dieta Paradossale: sciogliere i blocchi psicologici che impediscono di dimagrire e mantenersi in forma, Ponte delle Grazie.
Nardone, G. (2013). Psicotrappole. Milano: Adriano Salani.
Sono una psicologa che si occupa di consulenze brevi e di TSS: il mio obiettivo è ridurre i tempi della terapia e massimizzare l’efficacia della seduta, offrendo un sostegno focalizzato e concreto per affrontare sia le piccole che le grandi difficoltà della vita