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Category Archives: Alimentazione

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La drunkoressia: bere di più per mangiare di meno

La Drunkoressia è un termine coniato per la prima volta dal “New York Times” nel 2008. Esso descrive un’eccessiva restrizione alimentare aumentando l’assunzione di alcool senza aumentare di peso (CBS News, 2008; Kershaw, 2008; Smith, 2008; Stoppler, 2008).

Attrae molto gli adolescenti e i giovani adulti. La Drunkoressia permette di consumare e/o continuare a consumare grandi quantità di alcool, pur mantenendo, o a volte diminuire, il peso corporeo.

La drunkoressia viene inserita nel DSM-5 tra i disturbi del comportamento alimentare non altrimenti specificato (NAS). L’età di insorgenza è la più varia.

Drunkoressia: l’importanza del contesto sociale

Nella società odierna, in cui forma fisica perfetta e controllo del cibo sono due pilastri fondanti delle abitudini ed attenzioni degli adolescenti, la Drunkoressia ha una grande influenza.

Tale comportamento influenza in particolar modo il sesso femminile, in quanto sempre più spesso vi è un ricorso eccessivo all’attività sportiva (Mond et al. 2008), in modo tale da poter bruciare drasticamente quantità eccessive di calorie, agendo cosi sulla riduzione di peso e la percentuale di grasso corporeo (Johnstone and Rickard 2006).

Nel momento in cui l’esercizio fisico viene in qualche modo cancellato o posticipato, la persona è pervasa da forti sensi di colpa (Mond et al. 2008).

Tra criteri diagnostici e sintomi

La Drunkoressia viene considerata nel DSM-5 come un disturbo del comportamento alimentare non altrimenti specificato (NAS).

I criteri diagnostici sono molto simili a quelli dell’anoressia nervosa: alimentazione selettiva, digiuno, ossessività per la magrezza.

Tale disturbo può insorgere a qualunque età, come nella maggior parte dei disturbi del comportamento alimentare. L’età della prima diagnosi negli ultimi anni si è abbassata da 15 a 9 anni.

I sintomi tipici riscontrati sono simili ad a quelli di un’intossicazione da alcool: Cefalea, sonnolenza, nausea, calo dell’attenzione, vomito e nei casi più gravi coma etilico.

Segnali d’allarme: Come riconoscere i comportamenti specifici

Diversi sono i comportamenti che possono destare allarme verso tale patologia:

  • saltare i pasti, evitando così di assumere troppe calorie compensando l’apporto calorico dovuto dal consumo di bevande alcoliche,
  • un eccessivo esercizio fisico, comportamento atto a compensare le calorie assunte dal bere
  • assumere una quantità eccessiva di alcol al fine di avere la nausea e vomitare (Chambers 2008).

Il concetto di drunkoressia si compone quindi di tre dimensioni distinte: l’uso o abuso di alcol, disturbi alimentari e attività fisica.

Conseguenze fisiche tra comorbilità e patologie associate

La drunkoressia si accompagna molto spesso con la bulimia o anoressia. La persona arriva ad indursi il vomito per potersi disfare delle calorie in eccesso.

Altre volte non è presente nessun altro disturbo alimentare associato.

Diverse le patologie mediche associate alla drunkoressia a carico di vari organi: dall’apparato cardiovascolare, al sistema nervoso centrale, al fegato e l’apparato gastrointestinale. Denutrizione e anemia sono i sintomi fisici più frequenti. Carenza di vitamine e minerali creano reazioni fisiche come il collasso dell’organismo.

L’abuso di alcool può causare cirrosi epatica. La persona con drunkoressia considera le bevande alcoliche come un sostituto della dieta sana ed equilibrata. La gran quantità di alcool ingerita porta ad anestetizzare la fame.

Dalle cause ai fattori di rischio

L’insorgenza della drunkoressia è causa di un’adesione a modelli sociali e stereotipati di magrezza, difficoltà familiari o predisposizione individuale. All’origine della drunkoressia vi sono fattori biologici, psicologici, ambientali e culturali.

La drunkoressia se non trattata precocemente ed in modo adeguato tende a cronicizzarsi. Il suo decorso può essere caratterizzato da miglioramenti e successive ricadute. Molteplici fattori portano all’aggravarsi della sintomalogia come le complicanze mediche, il sottopeso e la scarsa motivazione al cambiamento.

Drunkoressia: Prevenzione e trattamento

Importante per una buona prevenzione è l’educare gli adolescenti al contrasto della cultura dello “sballo”. È fondamentale che i genitori o persone vicine ne possano individuare i primi segnali di allarme. Non è facile il lavoro con chi è affetto da drunkoressia, come d’altronde per qualsiasi altro disturbo del comportamento alimentare. Si rimanda per la buona riuscita del trattamento ad interventi di psicoterapia individuale e/o di gruppo. (Larimer, M. E., & Cronce, J. M. 2002)

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Riferimenti Bibliografici

CBS News (2008). Drunkorexia: Health dangers for women. Retrieved on May 25, 2009

Chambers, R. (2008) Drunkorexia. Journal Of Dual Diagnosis 4, 414-416.

Johnstone, J.R. and K.M. Rickard (2006) Perceptions of college women with disordered eating and exercise patterns. Social Behavior & Personality: An International Journal 34, 1035-1050.

Kershaw, S. (2008, March 2). Starving themselves, cocktail in hand. New York Times.

Larimer, M. E., & Cronce, J. M. (2002). Identification, prevention, and treatment: A review of individual-focused strategies to reduce problematic alcohol consumption by college students. Journal of Studies on Alcohol, 63(Suppl.14), 148-163.

Mond, J., T. Meyers, R. Crosby, P. Hay and J. Mitchell (2008) Excessive exercise and eating-disordered behaviour in young adult women: further evidence from a primary care sample. European Eating Disorders Review 16, 215-221.

Smith, R. (2008). Drunkorexia slimmers skip means for alcohol. Daily Telegraph. Retrieved on May 25, 2009

Stoppler, M.C. (2008). Drunkorexia, manorexia, diabulimia: New eating disorders? MedicineNet. Retrieved on May 25, 2009.

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Come gestire le abbuffate? 3 consigli utili

Come gestire le abbuffate?

“Il miglior modo per resistere a una tentazione, è cedervi”

Oscar Wilde dà voce a una verità sempreverde nel campo dell’alimentazione.

Ti è mai capitato di mangiare più del necessario?

Oppure di sentire quell’impulso irrefrenabile verso qualcosa di dolce e una volta addentato non sapere come fermarti?

Ok, nella maggior parte dei casi succede e basta. Hai bisogno di concederti degli “eccessi”, dei piaceri alimentari altrimenti privandotene rischi di aumentarne il desiderio.

Tuttavia, ci sono casi in cui questo impulso diventa incontrollabile al punto che gli eccessi si trasformano in abbuffate vere e proprie.

In questo articolo andremo a capire come gestire le abbuffate.

Che cosa sono le “abbuffate”?

Non sto parlando semplicemente di concedersi la pizza o mangiare di più perché è Natale, ma sto parlando di episodi ben precisi che si manifestano nell’arco di una settimana, senza una causa apparente:

  • mangi rapidamente
  • mangi grandi quantità di cibo anche se non hai fame;
  • mani da solo, lontano da occhi indiscreti e spesso compir il cibo appositamente per mangiarlo, perché sei imbarazzato nel permettere agli altri di vederti mangiare con così tanta foga;
  • dopo aver mangiato fino a sentirti male, ti senti in colpa per averlo fatto.

Ripeto non si tratta di una tantum, ma di episodi ricorrenti che si presentano sempre con le stesse caratteristiche.

Questo comportamento non è salutare perché ti impedisce di conquistare un equilibrio alimentare; non sto parlando di stare a dieta, ma di avere uno stile di vita sano e funzionale all’età, allo tipo di vita che conduci e a quanta attività fisica fai.

L’obiettivo è stare bene e in salute, mangiando tutto nelle giuste quantità.

Cosa ti impedisce di farlo?

Spesso utilizzi delle scorciatoie che pensi saranno risolutive alle tue abbuffate:

  • Digiunare
  • Vomitare
  • Fare attività fisica esagerata
  • Usare condotte compensative come i lassativi

Devo dissuaderti: sono tutti comportamenti che mantengono in vita il tuo rapporto complicato con il cibo senza farti raggiungere i risultati sperati.

Per esempio, se vomiti, pensi di aver trovato la strategia giusta per mangiare e al contempo non prendere peso; in realtà stai creando un circolo vizioso dal quale sarà difficile uscire e che comprometterà la tua salute.

Cosa puoi fare?

Ecco tre consigli per imparare a gestire le abbuffate, che abbiamo compreso non essere funzionali al tuo benessere.

  1. Ritagliati del tempo:

La vita di tutti i giorni lascia poco tempo per dedicarti a te stesso.

Ritagliati dei momenti tutti i giorni in cui decidi di compiere un gesto d’amore nei tuoi confronti, una piccola coccola per te stesso, che sia un buon libro, una passeggiata o una maschera per il viso.

 

  1. Lasciati andare alla fantasia:

Soffermati volontariamente sul piacere che deriva dal cibo, accarezzandolo prima con la mente e poi con il corpo. L’immaginazione è un mezzo potentissimo da cui spesso dimentichiamo di attingere.

Per cinque lunghi minuti ogni mattina, immergiti nella tua fantasia culinaria e immagina cosa vorresti mangiare in quella giornata.

 

  1. Impara a controllarti, lasciandoti andare:

«Niente è piu’ irresistibile di un divieto da trasgredire» O. Wilde

Spesso ci imponiamo divieti assoluti verso alcuni cibi. Più ce li vietiamo però, più in realtà li desideriamo. Finiamo per cedere alla tentazione, eccedendo.

Concediti ciò che vuoi mangiare, senza pretendere alcuna forma di controllo sul cibo. Impara a concedertelo, MA solo e soltanto all’interno dei tre pasti principali.

Se pensi di aver bisogno di un supporto in più, puoi rivolgerti a un professionista.

La Terapia a Seduta Singola può aiutarti anche in un solo incontro con lo psicologo perché ti permette di eliminare i comportamenti che mantengono in vita il problema e ottenere concreti benefici.

Sei interessato alla Terapia a Seduta Singola? Puoi al servizio di consulenza gratuita online con i nostri psicologi e psicoterapeuti, disponibili ogni martedì dalle 18.00 alle 20.00.

Per prendere appuntamento, scrivi a info@onesession.it o alle nostre pagine Facebook e Instagram.

Riferimenti bibliografici:

Nardone, G (2007). La Dieta Paradossale: sciogliere i blocchi psicologici che impediscono di dimagrire e mantenersi in forma, Ponte delle Grazie

 

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Come far funzionare una dieta

Ok, lo ammetto. Ho scelto questo titolo perché sto cercando la risposta a questa domanda da tutta una vita. E non si tratta di disturbi alimentari patologici che tanto ci spaventano, ma di quella capacità costante di prendersi cura di noi stessi, alla ricerca di un equilibrio tra immagine sociale e immagine interiore che ci soddisfi.

Viviamo in un contesto sociale esigente. Uomini e donne sono chiamati a conformarsi alle attese collettive alimentate da riviste di moda, fashion blog, modelli e modelle perfetti come statue. Non greche però…perché quelle spesso avevano la pancetta.

D’altro canto, nell’epoca dell’abbondanza (di cibo) e della scarsità (di tempo) è fin troppo facile ripiegare su alimenti rapidi, subito pronti, carichi di zuccheri non necessari.

Alla velocità si aggiunge la convivialità. Gli italiani spesso, se non sempre, si ritrovano festosamente attorno ad una tavola fin troppo ricca.

Così la trappola è completa ed è un attimo vedere il girovita crescere e i pantaloni andare stretti.

Come far funzionare una dieta?

C’è chi parte in quarta. “Da lunedì dieta, e poi corsa 5 volte a settimana, esercizi al risveglio e sfida plank!”. Peccato che dopo una o due settimane, alla prima pioggia, al primo problema lavorativo o familiare, ci ritroviamo senza energie e i buoni propositi periscono miseramente.

C’è chi sceglie il fai da te, ci sono fantastiche App che aiutano a tenere traccia di cosa si mangia e fanno il conto delle calorie ingerite.

Anche qui il problema è portare avanti l’inserimento costante. Succede che siamo costretti ad andare ad una cena di lavoro, poi c’è il week end… ci diciamo “lasciamo stare il fine settimana, ricomincio la prossima…”

Mia nonna diceva sempre che “la strada dell’inferno è lastricata di buone intenzioni”. Nel mio caso, su questo tema, spesso è andata così.

Qual è la dieta giusta?

Se si digita su internet la parola dieta si trova ogni tipologia di proposta: paleo, zona, chetogenica, dissociata, mediterranea. Difficile capire qual è quella giusta e in effetti una risposta univoca non c’è.

Confesso: le ho provate quasi tutte e ho visitato valenti professionisti, biologi nutrizionisti e coach alimentari. In alcuni casi ho avuto qualche risultato, ma il punto non è questo.

Perché la parola dieta ha un significato preciso che non è privazione. Bensì significa “modo di vivere” e riguarda l’alimentazione l’esercizio fisico, il riposo. Si tratta quindi di un approccio che solo in parte coincide con l’alimentazione e che al contrario riguarda la persona nel suo complesso.

Ed eccoci dunque a come far funzionare una dieta intesa come modo di vivere.

Scomponiamo la parola DIETA

  • D come Determinazione – il desiderio di stare bene deve essere forgiato nella fucina della volontà, reso acciaio nella tensione verso l’obiettivo che ci siamo prefissati. Determinazione ed Esercizio vanno a braccetto e si alimentano vicendevolmente
  • I come Immaginazione – l’immaginazione serve per definire il nostro obiettivo. Una cosa che ho imparato bene è che un obiettivo ha mille sfaccettature e bisogna considerarle tutte. Qual è il significato di star bene? Cosa comprende? Tra le cose identificate quali sono quelle prioritarie? Come mi sentirò una volta raggiunto questo obiettivo?
  • E come Esercizio – la pratica è maestra. Ci insegna che tutto può essere appreso e che i grandi cambiamenti sono composti da piccole, talvolta piccolissime, azioni, reiterate e ripetute nel tempo. Coltiviamo quindi la pratica sfidandoci in piccole cose come bere il caffè senza zucchero, fare il saluto al sole, dedicarci 10 minuti per una camminata ad alta intensità.
  • T come Talento – siamo sicuri di conoscere i nostri punti di forza? Ci riconosciamo quali abilità, capacità e risorse abbiamo? Quali tra i nostri tanti talenti possiamo mettere al servizio dello star bene? Ad esempio siamo molto ben organizzati nel lavoro eppure non applichiamo questa abilità nel momento in cui facciamo la spesa.
  • A come Accettazione – quanto siamo tolleranti verso noi stessi? Non sempre riconosciamo i nostri sforzi e finiamo per essere i peggiori giudici di noi stessi. Un modo di vivere sano passa soprattutto attraverso l’amore verso noi stessi, accogliendoci in tutte le sfaccettature. Magari siamo stati bravi tutta la settimana e poi una sera ci sale un incredibile voglia di dolce e non c’è niente da fare, affondiamo il cucchiaino nella nutella di nostro figlio… piuttosto che biasimarci per questo chiediamoci come possiamo coccolarci in modo diverso, di cosa esattamente sentiamo la mancanza. Magari non si tratta di dolce.

In definitiva dovrei sostituire il titolo di questo articolo da “come far funzionare una dieta” a “come riequilibrare il mio modo di vivere”. Perché non si tratta di cibo, ma di volerci bene. E talvolta essere affiancati da uno psicologo aiuta ad accelerare questo processo.

Se senti il bisogno di un aiuto in più, ogni martedì dalle 18.00 alle 20.00, i terapeuti del nostro team One Session si rendono disponibili per degli incontri online gratuiti utilizzando la Terapia a Seduta Singola. Contattaci per maggiori inviando una email a info@onesession.it oppure visita la nostra pagina Fb OneSession.it.

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