Baby blues: significato senso ed origine
Per tutte le neomamme dare al mondo un figlio rappresenta un evento davvero importante. In un modo o nell’altro, dopo il parto, una donna non sarà più la stessa. Non tutte le neomamme, però, riescono ad adattarsi subito a questi indubbi cambiamenti psichici e fisiologici. E’ in questi casi che può presentarsi il baby blues (o maternity blues): un disturbo transitorio di lieve entità, da non confondere con la più grave depressione post partum.
Baby blues: la riorganizzazione della neomamma
Il termine baby blues fu coniato da Winnicott, famoso pediatra e psicoanalista inglese, per definire quel disturbo di lieve entità che colpisce il 70 % delle neomamme a seguito del parto. In genere è temporaneo, dura fino a un massimo di due settimane, ed è caratterizzato dai seguenti sintomi: facilità al pianto (immotivato), eccessiva tristezza, irritabilità, senso di inadeguatezza, ansia e paure eccessive nei confronti del neonato. Talvolta si possono presentare anche disturbi del sonno e dell’appetito.
Per capire il baby blues ti richiamo alla mente un trasloco. Ne hai mai fatto uno?
Un trasloco inizia nel momento in cui decidi di abbandonare la tua vecchia casa, per andare ad abitare in una nuova. Per poterlo fare smonti i mobili e incarti tutti gli oggetti che hai in casa vecchia, per poi portarli e accatastarli tutti all’interno della casa nuova. Quando hai finito questa fase, ti ritrovi dentro la nuova abitazione con tutti i pacchi in disordine: per poter iniziare a vivere dentro la tua nuova casa, pertanto, dovrai ordinarli, scartarli, nonché rimontare mobili, oggetti e via dicendo. Ti potranno prendere sensazioni di sconforto, disorientamento, irritabilità e, a volte, malinconia. Per quanto possa essere bella la tua nuova casa, all’inizio non sarà facile abituarvisi, soprattutto se hai passato nella tua vecchia abitazione molti anni della tua vita.
E’ proprio quello che accade alle neomamme con il baby blues!
Devono abituarsi a una nuova situazione (aver partorito un figlio) che implica un totale riadattamento psicofisiologico, paragonabile a mille traslochi messi assieme. Durante questo processo, il baby blues è il minimo che possa capitare. Tuttavia, una volta riordinati “tutti i pacchi” e “rimontati tutti i mobili” nella “nuova casa”, la tristezza e la deflessione dell’umore andranno diradandosi, per godere in pieno, alla fine, della nuova condizione: l’avere avuto uno splendido bambino.
Baby blues: normalità o sintomo di depressione?
Il baby blues rappresenta una fase del tutto normale del periodo post partum della madre. Le reazioni psicologiche sono la conseguenza di un’altrettanto normale reazione fisiologica che si genera nelle neomamme a seguito del parto. Quando una donna da alla luce un bambino, infatti, ha un brusco calo ormonale degli estrogeni, a cui segue spesso stanchezza fisica e irritabilità, nonché gli stessi sintomi del baby blues. Solamente nel caso in cui il baby blues si protragga per molto tempo e l’entità dei sintomi diviene più preponderante, allora bisognerà preoccuparsi. In questo frangente, il baby blues preannuncerà probabilmente l’arrivo di una vera e propria depressione post partum.
A differenza del baby blues, la depressione post partum esordisce entro sei mesi dalla nascita del bambino. Ha gli stessi sintomi del baby blues, ma in una forma molto più gravosa e con presenza di senso di colpa e depressione, che invece mancano nel baby blues.
L’allarme deve scattare quando i classici sintomi del baby blues compromettono significativamente le varie attività sociali e quotidiane della donna. In poche parole, riprendendo l’esempio del trasloco, se nel baby blues i sintomi rappresentano semplicemente il periodo di adattamento alla “nuova casa”, nella depressione post partum tale tentativo di adattamento tenderà a protrarsi all’infinito (e con scarsi risultati). La donna, ovvero, non si rassegnerà alla nuova condizione e vorrà tornare a vivere nella vecchia casa (pur non essendo più possibile), aggravando di conseguenza la propria sintomatologia.
Cosa fare in caso di baby blues?
Il baby blues non prevede per la verità uno specifico trattamento medico o psicologico, proprio perché è considerato una manifestazione normale, di breve durata e tendenzialmente senza conseguenze. In genere il sostegno del partner, il sostegno della famiglia e una calda vicinanza emotiva sono sufficienti per risolvere e superare il periodo complicato. In ogni caso, seppur il baby blues non abbia conseguenze nella maggior parte dei casi,richiedere supporto può soltanto essere di aiuto.
D’altronde, chi non vorrebbe essere aiutato, durante un trasloco, nel trasportare un po’ di pacchi e mobili dalla casa vecchia a quella nuova? Uno psicologo, quindi, potrà magari darti il sostegno necessario per fare in modo che il baby blues non evolva in qualcosa di più serio. Solo quando i sintomi tendono ad aggravarsi e prolungarsi, infatti, è doveroso rivolgersi a uno psicologo o psicoterapeuta.
Probabilmente, vi sono cause più profonde che provocano il disturbo, che vanno oltre l’evento del parto e della nascita del figlio. In questo caso, se la sintomatologia non è ancora abbastanza grave, potrà bastare anche una psicoterapia a seduta singola per risolvere la problematica. E una volta risolta, alla neomamma non resterà altro che godersi la sua “nuova casa”: gli occhi, il respiro, la vita e il futuro del proprio figlio.
Bibliografia
Stern, D., Stern, N. (2017). Nascita di una madre. Come l’esperienza della maternità cambia una donna, Mondadori, Milano.
Winnicott D.W. (1956). La preoccupazione materna primaria. In Winnicott, D.W., Through Paediatrics to Psycho-Analysis. Dalla pediatria alla psicoanalisi, Martinelli, Firenze, 1975.
Winnicott D.W. (1987). I bambini e le loro madri, Cortina, Milano.