Come capisco se sono vittima di Gaslighting?
Cosa è il Gaslighting?
Dare un nome a qualcosa significa dare vita ad una realtà.
Il termine gaslighting, letteralmente illuminazione a gas, richiama alla memoria l’immagine del lavoratore che nell’800 girovagava per le strade con un’asta lunga con all’estremità una fiammella che dava luce alle strade e un’asta con un cono capovolto con cui spegneva le fiammelle dei lampioni alle prime luci dell’alba.
Una luce intensa e di lunga durata quella prodotta dal processo di combustione.
Una luce, la cui accensione e il cui spegnimento dipendevano da un uomo che gestiva il giorno e la notte.
Altrettanto intense e durature sono le caratteristiche del fenomeno psicologico che viene identificato con tale termine e che fa riferimento ad una classe di problemi al centro tra il mondo giuridico e quello della clinica psicologica.
Un fenomeno dipendente da un soggetto, il gaslighter, capace di avere il controllo sul complesso meccanismo psicologico di un altro individuo.
Cos’è di preciso il gaslighting?
Potremmo definirlo come una forma di abuso psicologico.
Una tecnica manipolatoria capace di soggiogare al proprio volere la volontà di qualcun altro, sia esso partner, familiare o persona legata da una relazione amicale, affettiva o lavorativa.
Una forma di violenza psicologica, subdola, lenta e sottile.
Un sopruso, spesso complesso da individuare, riconoscere e dimostrare.
Come si manifesta il gaslighting?
Attraverso la manipolazione mentale, con una modalità costante e infida.
La vittima, preda di raggiri e bugie, è portata a dubitare di tutto, di tutti e persino di se stessa spesso senza accorgersene e pertanto senza denunciare.
Un gioco di inganni capace di creare nella vittima una paralisi emotiva che la spinge a vedere una realtà distorta e a vivere un profondo senso di inadeguatezza e smarrimento.
La violenza psicologica ha come caratteristica principale quella di disorientare, portando la persona a credere a false informazioni e a dubitare così della propria memoria e della propria percezione.
Chi è il gaslighter?
La letteratura clinica ha provato a definire e spiegare il fenomeno, analizzandone caratteristiche e aspetti fondamentali.
Fenomeno, quello del gaslighting, che ha ispirato anche la letteratura cinematografica che ha raccontato nel tempo diverse storie di sopraffazione psicologica.
Tormento e potere nel film Gaslight (in italiano Angoscia) del 1946, ispirato all’omonima opera teatrale del 1938.
Racconta la storia di Paula, una donna che verrà portata alla pazzia dal marito capace di controllarla fino anche a manipolare i più piccoli dettagli della loro vita.
Sarà questa pellicola ad ispirare quelle successive, tra cui ricordiamo anche La ragazza del treno del 2016 che ha come protagonista Rachel, una donna a cui il marito ha minato le sicurezze spingendola a non fidarsi neanche di sé stessa.
Cosa ricava il manipolatore dal suo comportamento?
Scopo del gaslighter è quello di ottenere una serie di vantaggi di natura relazionale, materiale, economica che mirano al controllo totale sull’altro. Un desiderio di potere e ti affermazione della propria superiorità.
Si tratta di un disturbo psicologico che definisce una personalità patologica che va ad inserirsi in un quadro relazionale altrettanto patologico, difficile per la vittima da riconoscere e quindi da denunciare.
Il gaslighter riesce a demolire tutti i punti di vista e di riferimento della sua vittima. In che modo?
- svalutandone sentimenti, sensazioni e agiti;
- insinuando dubbi sul suo sistema valoriale, affettivo, emotivo;
- mettendo in dubbio i ricordi che la persona ha e sostituendoli con nuove credenze;
- isolando in maniera totale la persona dalle sue passioni, i sui interessi, le sue relazioni.
Questo metterà la vittima in condizione di non potersi confrontare con l’esterno e pertanto di non riconoscere come sbagliate o dannose determinate dinamiche relazionali.
Come in una caccia, la vittima diventa preda di chi se ne impadronisce seguendone tracce e movimenti. Si crea un incastro relazionale soffocante che porta la vittima a sperimentare uno stato di totale sudditanza psichica.
Per comprendere come si crea un rapporto così distruttivo, manipolatorio e invasivo dal punto di vista emotivo, psicologico ed esistenziale bisogna tenere conto della natura inquietante del gaslighting che è dato da una forte pulsione al possesso e al controllo da parte di chi lo esercita.
Come capire se si è vittima di gaslighting?
Il gaslighting è un processo lento.
Una goccia d’acqua che cade incessante da un lavandino malfunzionante.
Un processo perverso che si consuma giorno dopo giorno.
Una vera e propria tecnica di manipolazione mentale che distrugge l’autostima e consiste in:
- raccontare bugie in maniera convincente per destabilizzare la vittima e insinuare un dubbio costante;
- negare la realtà e affermarne una propria per portare la persona a dubitare dei fatti e delle proprie convinzioni;
- fare leva su ciò che si conosce dell’altro per entrare più facilmente nella sfera emotiva e sentimentale;
- mirare alla confusione per distruggere gli equilibri dell’altro;
- mettere le altre persone contro la vittima per fare in modo che questa non sappia più a chi rivolgersi o a chi credere;
- convincere gli altri che la vittima non è affidabile e quindi gli altri avranno dubbi circa le sue eventuali richieste di aiuto;
- convincere che tutti mentono e portare la persona a fidarsi solo del manipolatore.
Giunta al suo apice, la manipolazione diventerà cronica e porterà la vittima a vedere il suo abusatore come colui che potrà salvarla dalle bugie e dalla cattiveria del mondo esterno.
Quali sono le conseguenze del gaslighting per la vittima?
Le conseguenze sono diverse e possono portare la vittima a sentirsi in un costante stato confusionale, di stanchezza e di vergogna.
L’isolamento rappresenterà pertanto una via di fuga dalla realtà e una risposta al senso di inadeguatezza fisica ed emotiva.
Nei casi più gravi la via di fuga può essere anche rappresentata dalla messa in atto di azioni suicidiarie.
Paura e dipendenza rendono difficile la denuncia di tali condotte, spesso mascherate da atteggiamenti di attenzione e protezione.
Talvolta si arriva alla richiesta di aiuto per altri motivi (ansia, depressione, etc.) e quindi di fondamentale importanza sarà l’attenzione degli amici, familiari o del clinico per indirizzare la persona verso il reale problema.
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Riferimenti bibliografici
Filippini S. (2005). Relazioni perverse. La violenza psicologica nella coppia. Milano: Franco Angeli
Angeli F., Radice E.. (2009). Rose al veleno, stalking. Storie d’amore e d’odio. Milano: Bompiani
Psicologa, Mediatrice Familiare, Esperta in Scienze Forensi