Come mettere dei paletti alle richieste degli altri
Nell’articolo di oggi andremo ad analizzare quanto è complicato mettere dei paletti alle richieste altrui, perché è invece importante farlo e come imparare a farlo.
Quanto è complicato riuscire a dire di no?
Quale è il modo giusto, o meglio, c’è un modo giusto per dire di no alle richieste degli altri?
Hai la forza per dire di no alle persone che ti circondano e ti chiedono di fare qualcosa che non vuoi o non è nelle tue corde fare?
Tutte le volte che mettiamo da parte i nostri bisogni e i nostri desideri perché non sappiamo o non riusciamo a farli prevalere sulle richieste o le aspettative degli altri, abbiamo perso.
Tutte le volte che diciamo di si, mettendoci da parte, perdiamo la fiducia in noi stessi. Ci sottovalutiamo e ci costringiamo in situazioni o condizioni che liberamente non avremmo scelto.
Le richieste degli altri possono manifestarsi in tantissimi modi e in contesti diversi.
Il collega o la collega di lavoro che ci chiede, per l’ennesima volta, di aiutarlo a terminare un lavoro. Sa che noi lo faremo, aggiungendo altro carico al nostro impegno e al nostro tempo.
Un amico che ti chiede un altro prestito in denaro, sapendo che avrà difficoltà a restituirlo, perché è finito di nuovo in cattive acque.
Un familiare che continua a chiederti di fare un passo indietro per appianare le liti in famiglia, quando la pace non dipende solo da te.
Il partner che ti impone la presenza di quegli amici che proprio non sopporti.
Il vicino di casa che non riesce a smettere di fare rumori e dare fastidio e, dopo averti chiesto scusa, continua inesorabile.
L’elenco potrebbe continuare all’infinito.
Quando si è troppo disponibili si rischia di chiudere un occhio tante e tante volte.
Sia chiaro che non è negativo o criticabile essere altruisti e generosi verso gli altri.
Il problema arriva quando le proprie esigenze vengono messe in secondo piano.
Quando i bisogni e i diritti degli altri vengono sopravvalutati; quando la disponibilità diventa obbligo di assecondare le richieste altrui.
Se la reciprocità viene meno e lascia il posto allo sfruttamento, all’opportunismo, all’egoismo.
Perché è difficile dire di no?
Alla base della difficoltà a dire di no possono esserci diverse modalità di interazione e di relazione.
Il desiderio di apparire disponibili in ogni circostanza per dimostrare a se stessi e agli altri di avere un valore. Una “brava persona” capace di dare una mano agli altri sempre. Una risorsa. Un punto di riferimento.
Essere a disposizione incondizionata degli altri significa costruire un’immagine basata più sul fare che sull’essere.
Una modalità di relazione che può nascondere il desiderio di conquistare l’amicizia e la benevolenza degli altri con l’essere al loro servizio. Un modo di essere, risultato di un’educazione improntata alla rigidità e all’obbedienza.
Dire di si incondizionatamente rivela certamente una relazione passiva sia con gli altri che con se stessi. Relazione che può col tempo portare ad accumulare malcontento, rabbia, frustrazione in chi non riesce ad esprimere se stesso e il proprio sentire attraverso un no.
Cadere nella spirale del dire sempre di si, significa essere esposti a richieste che divengono via via più impegnative e creano conflitto tra obiettivi e desideri propri e altrui.
A tendere spesso il tranello peggiore è il grande potere del senso di colpa.
Sul senso di colpa fanno difatti leva le richieste degli altri, a volte insistenti altre volte crescenti. Ci si sente cattivi a dire di no. Il si è quasi dovuto.
Identificare il senso di colpa ci permette di depotenziarlo e di agire in maniera più libera e orientata alla costruzione di rapporti sereni e bilanciati.
L’obiettivo è puntare alla reciprocità.
Come imparare a dire di no
Dire di si è sicuramente più facile che dire no.
Il no fa emergere il conflitto, la vergogna, la colpa.
Il no però fa emergere anche i nostri bisogni, il nostro essere diversi dagli altri, la nostra individualità.
Imparare a dire di no significa imparare a mettere dei limiti.
Mettere dei limiti per rispettare noi stessi. Il nostro spazio, il nostro tempo, le nostre necessità.
Pretendere dagli altri il rispetto dei nostri limiti implica innanzitutto che siamo noi per primi a rispettare ciò che siamo e vogliamo.
Definire l’obiettivo è il primo passo per riconoscere ciò verso cui tendiamo e di conseguenza le richieste alle quali dire di no.
Prendere del tempo per riflettere e definire se la situazione alla quale siamo chiamati contribuisce al nostro benessere oppure no.
Si può dire di no. Dire di no è un nostro diritto. Possiamo scegliere di motivarlo in maniera semplice e diretta oppure pronunciarlo in modo secco e rispettoso.
Imparare a mettere dei paletti alle richieste degli altri significa muoversi nella direzione che desideriamo, la nostra direzione!
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Riferimenti bibliografici
Cannistrà F., Piccirilli F. (2021) – Terapia Breve Centrata sulla Soluzione –Roma: EPC Editore
Psicologa, Mediatrice Familiare, Esperta in Scienze Forensi