Come risolvere gli attacchi di panico
E’ possibile risolvere gli attacchi di panico? In questo articolo vedremo cosa si intende per attacco di panico, quali sono le sue conseguenze e cosa si può fare per poterli risolvere.
La paura evitata diventa timor panico, la paura guardata in faccia diventa coraggio.
(Antico detto sumero)
Che cosa si intende per “attacco di panico”?
Per “attacco di panico” si intende un episodio di forte ansia, paura e angoscia che invade improvvisamente una persona, senza un pericolo apparente.
Può manifestarsi con sintomi anche molto diversi tra loro: sensazioni fisiche (es. palpitazioni, sudorazione, dolori all’addome, nausea, vertigini e capogiri, senso di soffocamento o svenimento…), stati emotivi (ansia, preoccupazione, paura) e cognitivi (pensieri, dubbi e domande martellanti). In alcuni casi si può sperimentare anche senso di irrealtà (derealizzazione) come se il mondo ci apparisse diverso e non “messo a fuoco”.
Talvolta ci si potrebbe anche sentire “distaccati dal proprio corpo”, senza averne più il controllo (depersonalizzazione). L’attacco di panico per via della sua imprevedibilità diviene un evento significativo nella vita di una persona, capace di far crollare le proprie certezze e trasmettere un forte senso di insicurezza.
Se l’esperienza si ripete nel tempo, la persona potrebbe sviluppare il cosiddetto “disturbo da attacchi di panico”, che consiste nella paura di poter avere nuovamente altri episodi di questo tipo, con tutte le sue conseguenze.
Cosa si prova durante un attacco di panico?
Per chi non ha mai avuto un attacco di panico è spesso difficile capire che cosa succeda in quel momento.
L’idea più comune è che l’attacco di panico sia qualcosa di visibile a occhio nudo, ad esempio una crisi fatta di urla e gesti inconsulti.
L’esperienza dell’attacco di panico invece è estremamente soggettiva: è importante quindi cercare di capire che cosa significhi averli per ciascuna persona e come si manifestano concretamente i suoi sintomi.
Alcune persone durante gli attacchi di panico rimangono impassibili e dall’esterno può essere impossibile capire che cosa stiano provando e di conseguenza fare qualcosa per aiutarle.
L’emozione prevalente dell’attacco di panico ad esempio potrebbe essere la paura, che può manifestarsi in diverse modalità: la paura di perdere il controllo oppure la paura di morire.
Nel primo caso la persona potrebbe avere pensieri di forte angoscia e non riuscire a sopportare la condizione in cui si trova. Potrebbe iniziare a convincersi di essere sul punto di impazzire e iniziare a immaginare di fare gesti folli pur di fuggire dal proprio malessere (come lanciarsi da un treno in corsa).
In questa situazione è probabile che la sofferenza venga tenuta per se stessi per vergogna o timore di non essere capiti dagli altri. Quando predomina invece la paura di morire, la persona potrebbe sperimentare una serie di sintomi così gravi da essere associati all’infarto: battito cardiaco accelerato, fame d’aria, dolori lancinanti al petto e dolori all’addome.
Quello che potrebbe lasciare l’attacco di panico è un profondo senso di solitudine, impotenza e insicurezza. La persona si ritrova così di punto in bianco in una spirale di sofferenza che può solo peggiorare.
Quali conseguenze può avere un attacco di panico?
Purtroppo nella maggior parte dei casi, dopo aver sperimentato il primo attacco di panico, si ha l’impressione che niente sia più come prima.
Quello che si desidera maggiormente è cercare di non provare più questa brutta esperienza.
La persona quindi potrebbe cercare di fronteggiare da sola il problema con diverse strategie, rischiando di peggiorare ulteriormente la propria condizione senza volerlo.
Ad esempio, si potrebbe iniziare a “scappare” dalla propria paura, evitando tutti i luoghi e le situazioni in cui si è già verificato o potrebbe verificarsi un nuovo attacco di panico.
Si potrebbe smettere di prendere i mezzi pubblici o la propria auto, oppure scegliere di non frequentare più quei posti specifici dove ci si è sentiti male.
In questo modo si potrebbe pensare di essere al sicuro ma a lungo andare ci si ritroverà isolati e limitati nelle proprie attività quotidiane, con la propria vita fortemente compromessa.
Chiudendo sempre più le proprie vie di uscita infatti, ci si infilerà in un tunnel ancora peggiore senza neanche rendersene conto.
Un altro modo per provare a fronteggiare il problema potrebbe essere chiedere aiuto alle persone care, parlando continuamente degli episodi vissuti e della propria paura.
Anche questo inizialmente potrebbe farci sentire meglio ma alla lunga non farà che incastrarci ancora di più nel problema. Inoltre rischieremmo di renderci insopportabili agli occhi degli altri!
Più si alimenta il problema infatti, più crescerà fino a divenire un gigante nella nostra vita.
Quando la parola non basta, si potrebbe chiedere ai propri cari di accompagnarci nelle nostre attività quotidiane. In questo modo non rischieremmo di trovarci da soli ad affrontare un nuovo attacco.
Questo supporto dall’esterno senz’altro potrebbe farci sentire molto amati da chi tiene a noi, ma alla lunga la presenza degli altri ci dirà una sola cosa. Ovvero che da soli non possiamo farcela, che abbiamo perso la nostra autonomia.
Come risolvere gli attacchi di panico?
La parola re-solvere ha già in sé la soluzione: si tratta di provare a “sciogliere” il problema, trovando nuove soluzioni rispetto a quelle che finora non sono risultate utili.
Chiedere da subito un aiuto ad uno specialista permetterà di risparmiare tempo prezioso e cominciare ad attuare un cambiamento funzionale e durevole nel tempo.
La Consulenza a Seduta Singola permette fin dal primo incontro di affrontare il problema definendolo in tutti i suoi aspetti peculiari. Si lavora su come il problema funziona per ciascuna persona e su cosa si è provato a fare finora per affrontarlo. In questo modo sarà possibile provare da subito a fare qualcosa di diverso per provare a cambiare le cose.
Se non sai da dove cominciare, potresti intanto chiedere un incontro agli psicologi di “One session”.
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Riferimenti Bibliografici
Nardone, G. (2015). La terapia degli attacchi di panico. Liberi per sempre dalla paura patologica. Ponte alle Grazie.
Nardone, G., Watzlawick, P. (1990). L’arte del cambiamento. La soluzione dei problemi psicologici personali e interpersonali in tempi brevi. Ponte alle Grazie.
Sono una Psicologa iscritta all’Albo A degli Psicologi del Lazio e all’Istituto ICNOS: Scuola di Psicoterapie Brevi Sistemico-Strategiche.
Nel mio lavoro integro le mie competenze multidisciplinari per offrire ai miei clienti soluzioni personalizzate ed aiutarli a raggiungere i propri obiettivi in tempi brevi. Utilizzo la TSS per ottenere il massimo da ogni singolo incontro.