La sindrome dell’impostore
Quando parliamo di sindrome dell’impostore a cosa ci riferiamo?
Il termine sindrome ci riporta come significato a un contenuto di classificazione nosografica. Va subito chiarito che la sindrome dell’impostore non è una malattia con una connotazione psichiatrica.
Il termine impostore richiama un concetto legato all’imbroglio, alla frode, all’inganno.
La sindrome dell’impostore è definibile come una serie di sensazioni e di pensieri che l’individuo vive, perché pensa che il successo raggiunto in diversi ambiti non è meritato.
Si tratta quindi di uno spiacevole vissuto che interferisce con il benessere complessivo sotto molti punti di vista.
Alla fine degli anni ’70 sono stati condotti i primi studi di questo fenomeno. Si è osservato come esso sia di natura trasversale e non riguarda specificatamente donne o uomini, coinvolge allo stesso tempo persone con diversi livelli sociali o con competenze diversificate a livello professionale.
Sembrerebbe comunque che siano più le donne a soffrirne, per quanto gli uomini non siano esenti dallo sperimentarla.
Oggi, le ricerche sembrano dimostrare che la sindrome dell’impostore sta aumentando e che, se non viene affrontata, rischia di cronicizzarsi.
Studi sulla sindrome dell’impostore.
Le psicologhe pionieristiche Clance e Imes iniziarono a parlare di tale sindrome nelle loro ricerche a partire dal ’78.
Durante uno dei loro studi selezionarono un campione di donne che presentavano un alto livello intellettuale e culturale e che si era distinto per risultati accademici e per carriere professionali eccellenti, emerse una grande differenza nel campione.
Le donne con la sindrome dell’impostore, rispetto alle altre, a parità di titoli e posizioni raggiunte, credevano di non avere i numeri giusti per il successo e di non essere brillanti, ma che il loro successo fosse frutto di un inganno. Secondo loro, in buona sostanza, avevano ingannato tutti gli altri che invece riconoscevano in loro le assolute competenze, le capacità ed i brillanti risultati.
Nonostante il funzionamento intellettuale delle donne portatrici della sindrome fosse superiore e inconfutabile nelle dimostrazioni, questa evidenza non veniva considerata, e permaneva in loro stesse questa credenza.
In altri studi con un campione invece di studenti di diversi atenei Clance e Imes evidenziarono che molti studenti universitari sentivano di aver raggiunto posti prestigiosi senza meritarlo.
Anche questo, come nel primo caso delle donne di successo, veniva percepito da parte loro come un inganno, una vera frode che le persone sentivano di aver compiuto nei confronti della società. I premi, i riconoscimenti ed anche i semplici complimenti venivano giudicati come non meritati e non dovuti.
Come abbiamo già detto in apertura, questo fenomeno non è inserito nel DSM 5 o in qualche trattato diagnostico, ma dati alla mano e scorrendo la letteratura al riguardo, si evidenzia che il 70 % dell’intera popolazione mondiale ha sofferto, soffre nell’arco della vita di almeno un episodio di questa sindrome.
Perché la sindrome dell’impostore è un fenomeno che ha ripercussioni psicologiche?
La sindrome dell’impostore può portare un notevole disagio psicologico. Essa si riflette fortemente nella percezione che le persone hanno di loro stesse e si lega a due aree molto significative della vita: quelle legate alla posizione occupata nella società rispetto agli altri e alla dimensione lavorativa. Chi soffre della sindrome dell’impostore prova senso di colpa e senso di inefficienza, va in stress più facilmente e rischia anche di entrare in burnout.
In cosa consiste la sindrome dell’impostore?
Chi ne soffre sviluppa una grande paura di fallire e un rimuginare su errori fatti in passato, una sensazione di incompetenza riguardo le proprie capacità.
Chi soffre di questo fenomeno è portato a pensare che il successo che si riscuote a livello personale non è meritato e sarebbe da attribuire al caso, alla fortuna, a condizioni favorevoli esterne e mai interne.
Si ha successo e si pensa sia non dovuto, non giustificabile, è questo lo stato d’animo prevalente. Nulla diventa proporzionale alla quantità di successo che si ha, perché se si soffre di questa sindrome, si vive in una condizione in cui ciò che abbiamo raggiunto non deriva da nostri mezzi, da nostre capacità, da un nostro sforzo ma sempre da qualcosa fuori.
Non ne sono immuni personaggi famosi, tanto per citarne uno su tutti lo stesso Einstein, che è stato vittima di questa sindrome, così emergerebbe da alcune confidenze fatte a un amico. Oltre a Einstein, per arrivare ai nostri giorni e a nomi molto familiari ne hanno parlato Michelle Obama, Serena Williams, Meryl Streep. La sindrome dell’impostore oltrepassa le differenze di genere e colpisce persone importanti e non, nomi altisonanti e persone comuni.
Cosa si può leggere nella sindrome dell’impostore? A cosa porta questa sindrome?
Essa è legata alla percezione che si ha di sé, è legata alla sfera della autostima, se il livello di autostima è basso si minimizzerà il risultato.
Siccome la sindrome fa sentire costantemente gli individui in uno stato di tensione, perché percepiscono la possibilità che saranno prima o poi smascherati e che saranno scoperti, porta a dei veri e propri vissuti di ansia, che in alcuni casi più estremi sfocia in vissuti di angoscia.
Possono in alcuni casi svilupparsi un profondo senso di fallimento e una costante ricerca di perfezionismo.
L ‘ansia si può ancorare al fatto che chi soffre della sindrome diventa autocritico al massimo. Si ricerca costantemente il raggiungimento della perfezione, andando incontro a costanti rimuginii del pensiero, in un continuum che si spinge verso forme più invalidanti tanto è che si potrebbe approdare a un vero e proprio stato depressivo.
La ricerca della perfezione a tutti i costi è una delle implicazioni più pesanti che si porta dietro la sindrome dell’impostore. Un’altra è la sensazione di perpetuare un inganno ai danni degli altri, un inganno che prima o poi sarà smascherato.
Come aiutare chi soffre di questa sindrome?
Un percorso di terapia breve può permetterci di lavorare in modo efficace ed efficiente.
Attraverso la terapia si punterà alle risorse del paziente e si andranno a ristrutturare le credenze e a ricostruire la percezione di autostima errata, attribuendo il giusto valore alle mete raggiunte, ai risultati ottenuti.
L’autostima non è una caratteristica intrinseca che si possiede, ma un processo a cui si dovrebbe arrivare facendo una valutazione realistica delle proprie capacità.
La Terapia a Seduta Singola per la sindrome dell’impostore
La Terapia a Seduta Singola potrebbe essere preziosa e permetterci di arrivare all’obiettivo già con una sola seduta. In un colloquio si può lavorare sulla riappropriazione di una concezione positiva, che si riverbererà sul senso di autoefficacia individuale.
Con la Terapia a Seduta Singola potremmo far emergere quelli che sono i contenuti di critica interna. Si andranno poi ad esplorare le credenze e confutarle se esse allontanano la persona da una visione obiettiva di se stessa.
Si sottolineano i punti di forza e una rappresentazione di sé più consapevole. L’emergere della consapevolezza crea la base per uscire dalla sindrome.
Lavorare sulla autostima e sulla autoefficacia sgancia il soggetto da una visione aprioristicamente svuotata dal senso di merito ed incentrata invece sul senso di colpa.
Una strategia pratica e che può essere ripetuta quotidianamente e consigliata a chi si trova a vivere con questa sindrome, è quella di far elencare tutte le mete e tutti i traguardi raggiunti dalla persona. Assieme al terapeuta si possono riscrivere i passi conseguiti nella propria carriera, una sorta di carrellata dei successi più significativi.
Mettere in forma scritta gli obiettivi centrati, e visualizzarli in modo concreto, renderà difficile la negazione e darà una consistenza a ciò che si è conseguito. Questo permetterà alla persona di raggiungere la convinzione che essa ha meritato il posto il lavoro o la posizione che sta ricoprendo.
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Riferimenti bibliografici
Clance P. R., & Imes, S. A. (1978). The imposter phenomenon in high achieving women: Dynamics and therapeutic intervention. Psychotherapy: Theory, Research & Practise
Clance Pauline R.; O’ Toole, Maureen A., 1987. The Imposter Phenomenon: An internal barrier to empowerment and achievement
Flavio Cannistrà, Federico Piccirilli, 2020. Terapia a seduta singola Principi e Pratiche
Sandi Mann, 2021. La sindrome dell’impostore. Perché pensi che gli altri ti sopravvalutino.
Enrico Maria Secci, 2016. Le Tattiche del Cambiamento– Manuale di Psicoterapia Strategica
Francesca Di Donato, 2021. Counseling Psicologico
Flavio Cannistrà- Federico Piccirilli,2021. Terapia breve centrata sulla soluzione. Principi e Pratiche
Sono una Psicologa Laureata all’Universita’ La Sapienza di Roma, iscritta all’albo Psicologi dell’Umbria, Mediatrice familiare, iscritta alla scuola di Specializzazione Icnos, formata in Terapia a seduta singola e in Terapia breve centrata sulla soluzione, mi occupo di consulenze brevi e credo fortemente nel fatto che il cambiamento può avvenire anche in una unica seduta.