Leggere, scrivere, calcolare: i disturbi specifici dell’apprendimento
Leggere, scrivere, calcolare. Sono tutte attività che, a partire dal periodo scolastico, appartengono a ognuno di noi e che compiamo quotidianamente, a volte anche in modo inconsapevole. Eppure non per tutti il processo di apprendimento è così facile. I disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), infatti, intervengono in età evolutiva e, spesso, comportano notevoli disagi dal punto di vista sociale e psicologico.
Prova a immaginare per un momento di non sapere una parola di tedesco, e tentare ugualmente di farti capire da una persona che parla, però, solo quella lingua. Cercherai in tutti i modi di trovare le parole, ma senza riuscirci. Alla fine, forse, te la caverai con dei gesti, seppur con parecchie difficoltà. E’, in un certo senso, quello che prova e tenta di fare un bambino che soffre di un DSA. In tutti i modi cerca di farsi capire, si sforza, ma non ci riesce. E alla fine, il più delle volte, ci rinuncia. Se fossi al suo posto, dunque, come ti sentiresti?
La specificità dei disturbi dell’apprendimento
I DSA riguardano una specifica cerchia di disturbi o, meglio, di disabilità, che fanno riferimento all’acquisizione della lettura (dislessia), della scrittura (disgrafia e disortografia) e del calcolo (discalculia). La caratteristica dei DSA è proprio la loro specificità. A fronte, infatti, della presenza di un disturbo dell’apprendimento, non sono presenti altre problematiche intellettive. Quando si presenta un DSA, esso riguarderà solo quella funzione o abilità compromessa.
Non possiamo parlare di DSA, in altre parole, se siamo in presenza di un ritardo intellettivo più ampio, o ancora di deficit sensoriali o neurologici più profondi. Alla base vi è principalmente una causa di tipo psicologico. Tutti i DSA si presentano a partire dalle primissime fasi di sviluppo, trovando la loro massima espressione negli anni della scolarizzazione. E’ proprio all’interno della scuola, d’altronde, che le abilità intellettive vengono messe a dura prova. Non sempre, però, un disturbo specifico dell’apprendimento viene notato subito. Il più delle volte, il comportamento del bambino viene scambiato per pigrizia o svogliatezza. La difficoltà di far comprendere il proprio disagio è, peraltro, talmente elevata, che ciò incide profondamente sulla salute psicologica.
La difficoltà di scrivere: disgrafia e disortografia
Forse non lo ricorderai, ma sono sicuro che alle elementari anche tu hai preso numerosi rimproveri per quell’accento che ti eri dimenticato, o per quell’errore grammaticale che avevi commesso, o ancora per quell’apostrofo che avevi tralasciato. Immagina adesso che questi errori ortografici non vengano compiuti per mera distrazione, ma per mancanza di abilità. Tu sai quando devi inserire l’apostrofo, mettere l’accento o la virgola dopo una parola, eppure non riesci a capire quando effettivamente va fatto.
Una frase del tipo “Mia mamma è l’angelo della mia vita” la scriverai “Mia mama e l angelo dela mia vita”. Voto che ti darà la maestra? Zero!
E’ quello che fa di continuo un bambino che soffre di disortografia. Il bambino ha in sé una difficoltà innata nel convertire il suono alla parola scritta, a riportare le regolarità ortografiche, nonché il corretto ordine delle lettere. Lui sa che “mamma” si scrive con la doppia “m”, ma non riesce a renderlo per iscritto. E la disortografia è proprio questo: la difficoltà di scrivere con un’ortografia corretta.
A differenza della disortografia, invece, la disgrafia comporta una scrittura corretta da un punto di vista ortografico, ma graficamente al limite del comprensibile. Il bambino stavolta ha difficoltà a scrivere in modo fluido e chiaro: alterna a lettere piccole, lettere grandi, rendendo le parole e le frasi quasi indecifrabili. In certi casi ciò può avere importanti conseguenze psicologiche, soprattutto se il problema non è stato ancora riconosciuto o diagnosticato.
Prova a pensare di scrivere una lettera d’amore alla donna della tua vita, per la quale hai impiegato ore e ore per scegliere ogni singola parola del testo. La donna, però, una volta ricevuta la tua lettera, non ne riuscirà a decifrare nemmeno una parola. Quanto ci rimarresti male!
Dislessia e discalculia
La dislessia è forse il tipo di DSA più diffuso ed è caratterizzata dalla difficoltà di leggere accuratamente un testo. Il bambino, cioè, ha un’estrema incapacità a riconoscere le lettere dell’alfabeto, nonché a effettuare una corrispondenza tra la grafia scritta e il suono da riprodurre con la voce. Il risultato sarà una lettura spezzettata, difficoltosa e, a volte, incomprensibile.
Chi soffre di dislessia è come se fosse perennemente sotto esame dall’oculista, che da lontano invita il bambino a individuare le lettere su di un tabellone per capire se vede o meno. Solo che, il dislessico non ha alcun problema di vista, ma non riesce comunque a riprodurre o riconoscere quelle lettere e i loro suoni.
Stessa cosa, ma con i numeri, accade nella discalculia. Quest’ultimo è un DSA in cui il bambino ha difficoltà a riconoscere e automatizzare compiti numerici e di calcolo. E non soltanto quelli complessi, ma anche quelli più semplici. La difficoltà si può ripercuotere anche nella semplice lettura dei numeri, proprio come avviene nella dislessia con le lettere, o nel riportare correttamente in forma scritta la loro dicitura.
Si può tornare a leggere e scrivere?
Sarebbe riduttivo ipotizzare o suggerire un percorso di cura che sia adatto a tutti i tipi di disturbi specifici dell’apprendimento. Ogni tipo di disturbo dell’apprendimento, infatti, è in genere collegato a una specifica genesi evolutiva di tipo psicologico o sociale. In tutti i casi, comunque, si è rilevato utile effettuare un intervento di tipo multidisciplinare, in considerazione anche del fatto che più tempestivamente si interviene, più il DSA tenderà a risolversi spontaneamente con l’età.
Riabilitazione logopedia, intervento psicopedagogico, percorso terapeutico e psicologico sono solo alcune delle strategie che è necessario seguire se si vogliono ottenere buoni risultati. Spesso, d’altronde, il vero problema non è il bambino in sé, ma le concause di tipo psicologico, familiare o sociale a cui è o è stato sottoposto.
Bibliografia
Cornoldi, C. (2007). Difficoltà e disturbi dell’apprendimento, Il Mulino, Bologna.