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Separarsi senza i guantoni da boxe. Famiglie unite di genitori separati: riflessioni e suggerimenti affinché a divorziare sia soltanto la coppia. Non i genitori.

L’amore è eterno finché dura

Sebbene non siano trascorsi neanche 50 anni dall’introduzione della legge sul divorzio in Italia (legge 898 del 1 dicembre 1970) il puzzle del tessuto sociale, assieme a quello familiare e normativo di riferimento, appare profondamente mutato da allora.

Separazioni e divorzi sono entrati a far parte sempre più della nostra jungla quotidiana: lo evidenziano anche gli studi demografici.

Secondo l’Istituto nazionale di Statistica (ISTAT), nel 2015 in Italia sono stati celebrati 194.377 matrimoni (4.600 in più rispetto al 2014), sono avvenuti 82.469 divorzi e 91.706 separazioni (il 2,7% in più rispetto al 2014). Sempre l’Istat rileva che la separazione viene chiesta, in media, dopo circa 17 anni dal fatidico sì.

Nel 2015 sono state il 23,5% le coppie che hanno deciso di separarsi dopo almeno 25 anni di matrimonio; 12,1% la percentuale dei coniugi che hanno deciso di lasciarsi prima dei 4 anni dal lancio del bouquet. Con l’introduzione del cosiddetto divorzio breve (legge 55 del 6 maggio 2015) inoltre, il numero dei divorzi è aumentato del 57% rispetto all’anno precedente (http://dati.istat.it).

I delicati fiori di arancio resistono sempre meno. Forse è meglio puntare su una bella pianta grassa.

Coppie separate, famiglie unite

Il primo a porre l’attenzione sulla complessità sottesa all’evento della separazione e del divorzio fu lo psicologo P. Bohannan (1970), il quale identificò sei dimensioni, utili a descriverne i diversi aspetti implicati: legale, economico, comunitario, emozionale, psicologico e genitoriale.

Quando una coppia si separa, secondo Bohannan, la persona può incontrare difficoltà in tutti gli ambiti contemporaneamente oppure soltanto in alcuni di essi. Laddove nella coppia che si separa vi siano figli, ancora di più la finalità del divorzio deve essere esclusivamente quella di porre fine al matrimonio, non alla genitorialità.

Frequenti invece sono i casi, all’interno delle coppie separate con figli, di un mal gestito divorzio genitoriale, caratterizzato dalla presenza di conflitti tra gli ex coniugi perenni, espressi palesemente con sfuriate e litigi telefonici, e in alcuni casi con denunce per futili motivi, oppure sotterranee, manifestate con boicottaggi che si tramutano in una scarsa partecipazione alla vita dei figli e delle loro scelte, con l’unico risultato di conseguenze devastanti sullo sviluppo emotivo della prole, della loro sicurezza psicologica, del senso di appartenenza e stabilità interiore.

Come sostiene la psicologa A. O. Ferraris (2014), infatti, coloro che si separano devono fin da subito il compito di sforzarsi di distinguere il ruolo genitoriale, che rimarrà per tutta la vita, dal ruolo coniugale, che appartiene invece a una vecchia fotografia incorniciata sopra il camino.

La separazione non è un incontro di boxe

Così come non esiste un unico prototipo di famiglia, non esiste un unico modello di divorzio a cui fare riferimento o provare ad imitare. L’unica cosa certa, come dice Lev Tolstoj, è che “Tutte le famiglie felici si assomigliano fra loro, ogni famiglia infelice è infelice a suo modo.”

Nonostante la diversità e complessità delle singole situazioni è bene tenere a mente alcuni semplici suggerimenti:

  1. Mai litigare davanti ai figli. Mai. Neanche se sono nell’altra stanza a far finta di studiare o ad ascoltare la musica.
  2. Mai parlare male dell’altro genitore, pure se questo come ex coniuge vi ha deluso, tradito, squalificato. Se non siete riusciti a salvare il vostro matrimonio, puntate sul vostro ruolo genitoriale. Probabilmente, se vi impegnate e ve lo permettete, stavolta come genitori andrà meglio.
  3. Coinvolgete sempre l’altro genitore nelle scelte e decisioni, sia piccole che grandi, che riguardano i vostri figli: da quale indirizzo di studi scegliere a quale zaino sia meglio acquistare per il campo scout. Garantite la compresenza nei momenti importanti: ai colloqui con i professori, la prima partita di calcio, il suo compleanno. Cercate nell’altro genitore un alleato, non un avversario da stendere al tappeto. La famiglia non è un ring. Abbassate la guardia. Togliete guantoni, caschetto e para colpi. Decisioni condivise e comunicazioni chiare aiutano a sentirsi all’interno di una famiglia unita, solida e speciale, anche quando non si abita più tutti sotto lo stesso tetto.
  4. I vostri figli sono la cartina torna sole di come avete lavorato come genitori (non come coppia). Se vi sembrano persone fiduciose, aperte a nuove esperienze, dentro come fuori casa, serene con voi e con l’altro genitore, nonché con le rispettive famiglie di origine (nonni, zii, cugini ecc.), fatevi i complimenti: avete lavorato bene!

Se invece i punti sopra descritti vi sembrano impossibili da raggiungere, se pensate di essere tra le persone coinvolte in un divorzio genitoriale, la cosa migliore da fare in questi casi è quello di rivolgersi ad uno psicologo o alla figura di un mediatore familiare.

Attraverso la Terapia a Seduta Singola, per esempio, potete ottenere risultati e raggiungere obiettivi già dal primo incontro, non solo per voi stessi come singoli individui, ma anche come coppia genitoriale, restituendo solidità ed efficacia al vostro ruolo di genitori. Perché dai figli non si dovrebbe mai divorziare.

Monica Patrizi

Bibliografia e Sitografia

Ferraris A. O. (2014) “Dai figli non si divorzia. Separarsi e rimanere buoni genitori” Edizioni BUR http://dati.istat.it.

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