Come cambia la coppia dopo l’arrivo di un figlio?
Cambiamento
La transizione, come sempre, porta con sé una crisi. Tale crisi non è necessariamente sinonimo di problema o di patologia. Ma è sinonimo di cambiamento. E il cambiamento, quasi sempre, implica possibilità e rischi.
La nascita di un figlio crea una nuova condizione psicologica. Questa, inevitabilmente, coinvolge il singolo ma anche la coppia.
Mamma e papà vivono in modo individuale l’evento e si preparano già durante la gravidanza a diventare genitori.
In questo periodo di progressivo adattamento la coppia comincia a modificarsi ma è nel momento della nascita che tutto cambia in modo “ufficiale”.
Ciò che era pensato ora diventa concreto.
L’arrivo di un figlio in ogni caso è un momento stressante, non in senso negativo ma come descrizione di un periodo di transizione che inevitabilmente crea fatiche e potenziali rischi.
Durante i primi mesi l’equilibrio fra i partner si modifica. La diade madre-bambino si innesta significativamente fra la coppia poiché il neonato richiede un forte impegno (allattamento, ritmo sonno-veglia).
La fatica sperimentata a livello fisico e psicologico può portare ad un umore negativo, tristezza e irritabilità.
Durante questa fase il rischio è che il padre avverta una distanza sempre maggiore dalla coppia e dalla compagna e dal figlio con il rischio di un isolamento familiare.
Il tempo libero che prima veniva condiviso dalla coppia si modifica per dare spazio al figlio oppure al riposo. Dunque in modo drastico vengono ridotti i momenti di piacere e svago.
Da un punto di vista organizzativo tutto cambia, i tempi del neonato non sono i tempi della coppia. Questo genera una sensazione di “perdita di controllo sulla propria vita” e dispercezione dei carichi di lavoro e impegno profuso.
Queste fatiche possono generare potenziale conflittualità all’interno della coppia e una diminuzione di dialogo e complicità.
In alcuni casi avere le famiglie di origine distanti e non poter contare su un aiuto esterno rende tutto molto più complesso e si sperimenta la solitudine.
Infine le coppie sono talvolta vittime di una società che rimanda l’idea che i neogenitori siano prestanti, reperibili al lavoro nell’immediatezza, avere un’abitazione sempre ordinata ed accogliente per ospiti.
Questa idea genera una pressione significativa che fa perdere il focus della coppia su ciò che è importante e prioritario ovvero cominciare a conoscere il “nuovo arrivato” e costruire con lui una relazione.
Fattori protettivi
Per essere più pronti come coppia prima del lieto evento bisogna avere-trovare un buon equilibrio.
È importante che i partner cerchino di adottare una visione realistica della loro futura vita a tre, Cercando di documentarsi.
E’ buona norma abbandonare una visione unicamente romantica di quella che sarà la loro vita futura prendendo in considerazioni più variabili.
E’ utile, ad esempio, riorganizzare la nuova distribuzione dei compiti, in considerazione dei nuovi impegni a cui ciascuno inevitabilmente andrà incontro.
Così, in una coppia ognuno darà il suo contributo in modo particolare sui compiti domestici. Ognuno dovrà fornire la propria collaborazione per cercare di alleviare la fatica iniziale, soprattutto nei primi anni.
E’ importantissimo lasciarsi uno spazio di dialogo affinché il confronto sia continuo anche nei momenti più duri. Il rischio è quello di sentirsi sempre più distanti, con l’inevitabile accumulo di gelosie e possibili rancori.
Strategie
- Impegnarsi a trovare del tempo per la coppia.
La coppia dovrebbe vivere questo spazio come un appuntamento (quotidiano, settimanale ecc.) irrinunciabile da pianificare a tutti i costi.
- Perdonarsi per le proprie paure.
Avere paura di mettere al mondo un figlio e di accudirlo è la cosa più normale del mondo. Non c’è nulla di patologico nell’avere paura, essa ci serve per mettere in campo tutte le nostre risorse per svolgere al meglio i compiti difficili. Serve per muoverci con cautela e prestare la giusta attenzione su ciò che stiamo facendo.
- Chiedere aiuto
Quando il peso dei problemi e delle difficoltà quotidiane diventa insostenibile è bene allentare la tensione e lasciarsi aiutare. Chiedere aiuto non deve rappresentare una sorta di fallimento. In altri casi la coppia può temere di essere di peso se chiede aiuto e così facendo si priva della possibilità di scoprire che a volte genitori, amici e parenti sono ben contenti di rendersi utili.
- Incoraggiarsi a vicenda sostenendosi nelle fatiche del quotidiano, utilizzare un linguaggio positivo e propositivo.
- Allenare la socialità e le relazioni esterne.
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Riferimenti bibliografici
https://www.guidapsicologi.it/articoli/equilibri-di-coppia-dopo-la-nascita-di-un-figlio (consultato in data 17/11/2023)
https://www.mammasuperhero.com/il-rapporto-di-coppia-dopo-un-figlio-cosa-fare-e-cosa-evitare/ (consultato in data 17/11/2023)
https://www.parentube.it/blog/diventare-genitori/coppia-figlio/ (consultato in data 17/11/2023)
Psicologa & Psicoterapeuta in formazione. Specializzata in Potenziamento Cognitivo e Psicologia Scolastica. Ordine degli Psicologi della Lombardia n.03/13262
Affrontare il discorso separazione con i figli
La separazione è un momento doloroso che coinvolge tutta la famiglia, come affrontare il discorso con i figli?
Separazione ed emozioni
I figli possono sperimentare senso di impotenza di fronte alla separazione dei genitori, che può essere alimentata da sentimenti confusi e contraddizioni con incertezza per il futuro.
Non sarà possibile avere una ricetta valida per tutti i casi perché ogni separazione è differente dall’altra e può presentare caratteristiche e variabili di criticità di grande complessità.
Ogni bambino può reagire in modo differente, anche all’interno della stessa famiglia i fratelli possono avere reazioni diverse.
Nei pensieri dei genitori la decisione di separarsi si accompagna quasi sempre con la domanda di come i figli reagiranno e di quali ripercussioni questa decisione avrà su di loro.
Può avvenire che nella fase iniziale della separazione i pensieri rispetto al futuro dei figli rimangano in secondo piano, poichè diventano prioritari gli aspetti concreti: le questioni legali e a volte anche di una ridefinizione a livello professionale.
Accade spesso che i sentimenti siano, in questa fase, distribuiti in modo disuguale tra i partner, evidenziando una differenza emotiva: per qualcuno prevarrà la rabbia, il lutto, il senso di perdita e di fragilità; per qualcun altro il senso di liberazione e la voglia di iniziare una nuova vita, con una nuova relazione.
Occorre una positiva rielaborazione dei sensi di colpa che può essere attuata attraverso l’assunzione consapevole della decisione. Ha poco significato rimuginare sul cosa si sarebbe potuto fare per evitarlo e lo sguardo deve essere posto sul futuro, cercando di estrapolare il meglio da questa situazione.
Non è utile addossarsi tutta la responsabilità ma assumersi quella riguardante la decisione specifica e per le sue conseguenze, considerare quello che è meglio per tutti.
Accettare le proprie debolezze e i propri errori è utile durante l’arco di tutta la vita, è un processo di apprendimento continuo, meglio apprendere dai propri errori e cercare di fare meglio nel futuro.
Come lo dico?
All’inizio di ogni separazione i genitori dovrebbero prevedere un momento in cui parlare con i propri figli per comunicare la decisione che hanno preso. Si dovrebbe trattare di un dialogo che trasmetta amore e sicurezza.
E’ fondamentale comunicare con i propri figli la separazione, condividendo ciò che sta accadendo realmente. E’ molto importante quello che verrà comunicato insieme, quindi successivamente devono rimanere a disposizione per rispondere a domande.
La regola è che i coniugi non devono svalutarsi a vicenda, è possibile prevedere un accordo su cosa dire nei dettagli oppure provare il discorso davanti ad una persona di fiducia.
Bambini 0-3 anni: quando il bambino non sa ancora parlare dovete comunicare in modo rilassato ciò che sta avvenendo, ad esempio quando il bambino è tranquillo e state giocando con lui usando un tono di voce calmo e affettuoso.
Bambini 3-6 anni: i bambini in questa età sono nel pensiero magico, è l’età in cui stanno ancora imparando a distinguere ciò che è reale da ciò che è fantasia e questo accade indipendentemente dalla loro volontà, frutto delle loro rappresentazioni.
Spesso immaginazione e realtà si confondono.
Quanto più la cosa è forte emozionalmente più la loro tendenza è quella di aggiustare con le fantasie. A questa età molti bambini tendono a rielaborare la separazione , cercandone le ragioni mescolando in maniera irrazionale realtà e immaginazione.
Bambini dai 6 ai 12 anni: si può chiedere loro cosa sanno del divorzio e confrontarsi su idee e credenze.
L’importante è trasmettere sicurezza per il futuro ed essere sinceri.
Dai 12 anni in poi: in questa fase è maggiore la maturità a livello cognitivo e la voglia di ragionare, la comprensione dei ragionamenti è migliore. Questo non significa trascurare la componente emotiva. I ragazzi non sono obbligati a dire qualcosa, hanno il diritto di stare in silenzio se vogliono. I ragazzi hanno il diritto di essere arrabbiati , ed è preferibile questa reazione piuttosto che la rassegnazione.
Il senso di perdita o aggressività repressa possono manifestarsi successivamente in modo più o meno nascosto o aperto.
Fattori protettivi
E’ ormai assodato che la separazione e il divorzio non portano inevitabilmente a danni permanenti nei figli. Tuttavia la loro serenità e benessere, anche futuri sono connessi ad alcune condizioni, che richiedono da parte dei genitori maggiori sforzi e consapevolezza di quelli che sono necessari nelle famiglie “intatte”. Se i genitori ci mettono quest’impegno, non hanno niente da rimproverarsi per il fatto che la famiglia creata si è dissolta. I “fattori protettivi” agiscono in modo che i vostri figli diventino adulti felici e soddisfatti.
Sarà molto importante:
essere affidabili, evitare le svalutazioni reciproche, evitare di “viziare” i figli mantenendo un ruolo di educatori coerenti e responsabili.
Dopo la separazione non trattare i figli come “partner”. E’ molto importante tracciare un confine molto chiaro tra i loro interessi, da una parte, e quelli dei figli dall’altra.
Rivolgete uno sguardo al futuro con ottimismo.
Ricorrete ad un supporto professionale nel caso in cui emergano sintomi depressivi. Trasmettete ai figli una buona autostima attraverso una comunicazione positiva e rimanete una coppia genitoriale forte.
Nonostante la separazione si rimane una coppia di genitori per tutta la vita.
Se senti il bisogno di un aiuto professionale, gli psicologi di OneSession.it ti offrono la possibilità di prenotare un primo colloquio gratuito. Per prenotare il tuo incontro, puoi inviare una e-mail a info@onesession.it oppure compilare il form (clicca qui)
Riferimenti bibliografici
Koch C. e Strecker C. (2014). Mamma e papà si separano. Trento, Erickson
Fabio R.A (2004), Genitori positivi, figli forti, Trento, Erickson
Lavigueur S., Coutu S.e Dubeau D. (2011), Sostenere la genitorialità, Trento, Erickson
Psicologa & Psicoterapeuta in formazione. Specializzata in Potenziamento Cognitivo e Psicologia Scolastica. Ordine degli Psicologi della Lombardia n.03/13262
Superare la fine di una relazione
La fine di una relazione è un’esperienza pressoché universale: siamo degli animali sociali e siamo fatti per costruire relazioni, per entrare in relazione con l’altro. Pensiamo al legame di attaccamento e a come il bambino appena nato si trovi ad affrontare un compito cruciale per il suo sviluppo, ovvero formare un legame unico e speciale con il caregiver, ovvero la principale figura di accudimento nei primi mesi di vita, che possa fornire quel supporto, quella protezione e quelle esperienze emotive di cui il bambino ha bisogno e che garantiscono la sua sopravvivenza.
Citando John Bowlby, padre dell’appena citata Teoria dell’Attaccamento, l’essere umano viene al mondo con una “predisposizione biologica” ad entrare in relazione con l’altro, che nelle prime fasi della vita di ciascun individuo svolge la funzione biologica di fornire protezione e accudimento e la funzione psicologica di fornire sicurezza.
Nonostante siamo predisposti a costruire relazioni con gli altri, a condividere esperienze, questo, il più delle volte, non ci rende altrettanto bravi nella gestione della fine di una relazione.
Si tratta di processi psicologici che fanno parte del nostro percorso evolutivo: soprattutto se una relazione è stata particolarmente significativa ed importante per noi, la sua fine può avere delle ripercussioni importanti in più ambiti della nostra vita, ed è del tutto normale sentirsi sopraffatti da tante emozioni anche contrastanti, soprattutto nelle prime fasi della perdita.
La fine di una relazione è come un lutto
Molto spesso si parla di una vera e propria elaborazione di un lutto quando si fa riferimento alla fine di una relazione: uno dei modelli più diffusi e conosciuti nel panorama della psicologia è sicuramente quello sviluppato dalla psichiatra Elisabeth Kübler Ross (1969) che ha teorizzato 5 fasi del lutto che si attraversano e che portano ad elaborare una perdita e che possono essere utilizzate per ripercorrere ciò che può accadere alla fine di una relazione d’amore:
1. Fase della negazione/del rifiuto della perdita
La fine di una relazione può creare una rottura molto forte ed anche uno sconvolgimento importante della vita e della quotidianità fino a quel momento vissuta e condivisa con l’altra persona: il tutto può essere vissuto come intollerabile, e la negazione della realtà e quindi della perdita, diventa l’unica strada percorribile in questa fase iniziale.
2. Fase della rabbia
In questa fase il dolore e la sofferenza sono molto intensi: la perdita della relazione può essere vissuta come una profonda ingiustizia subita dalla persona. Questa fase è comunque una fase importante in quanto c’è un primo contatto con la realtà e si inizia a riconoscere la perdita.
3. Fase del patteggiamento/della negoziazione
Questa fase è molto importante in quanto si cerca di riprendere il controllo della propria vita e di trovare delle strategie utili di fronteggiamento della situazione.
4. Fase della depressione
Il tempo che passa porta sempre di più consapevolezza della perdita, di ciò che non si tornerà più a vivere e di ciò che non si potrà più condividere, creando le condizioni per vissuti di profonda malinconia e tristezza.
5. Fase dell’accettazione
Arrivati a questa fase, la persona ha elaborato la perdita e ne è consapevole. La vita va avanti ed è arrivato il momento di riorganizzarla.
La relazione finisce ma la tua vita continua
Come già accennato, quando finisce una relazione, soprattutto quando è stata molto importante e intensa, la prima reazione è quella di un vero e proprio shock: la persona potrebbe trovarsi a sperimentare un vero e proprio “frullatore emotivo” tra la paura di non farcela, di non poter andare avanti senza quella persona, di sentirsi talmente persa come se mancasse la terra sotto i piedi.
Se, come è stato già sottolineato, la prima reazione è quella di negare la realtà per mettersi al riparo da una situazione percepita come troppo dolorosa e insostenibile, è altrettanto importante, rispettando quelli che sono i propri tempi, ricominciare a prendere consapevolezza della realtà.
Cerca di essere onesto con te stess*
Guardare in faccia la realtà è senza dubbio un processo molto doloroso, ma inevitabile e salutare se si vuole superare la perdita in modo funzionale. Generalmente quando finisce una storia d’amore, la nostra mente tende a riportare alla nostra attenzione e a focalizzare solo gli aspetti positivi e i bei ricordi che abbiamo perso: tutto quello che invece non funzionava o ti faceva già soffrire dell’altra persona, tende a passare in secondo piano.
Potresti avere reazioni e provare emozioni anche contrastanti tra loro
Quando finisce una storia d’amore non solo soffriamo per la perdita subita ma soffriamo anche perché le nostre aspettative si sono infrante. Questa sofferenza potrebbe avere ripercussioni in più ambiti della tua vita e portarti a sviluppare delle difficoltà anche sul lavoro e nelle amicizie.
Potresti avere difficoltà nel controllare le tue emozioni, sviluppare difficoltà nel dormire, avere pensieri intrusivi e ricorrenti e magari l’impulso a contattare il tuo ex partner, trovando le più varie giustificazioni per farlo. Potrebbero essere molteplici le reazioni che potresti avere e le emozioni che potresti provare. È fondamentale, quindi, dare dignità alle tue emozioni e permettere a te stesso di sentire quello che senti.
Non evitare il dolore ma passaci dentro per superarlo
Quando cerchi di evitare alcuni pensieri e alcune emozioni, in realtà stai producendo il risultato opposto, ovvero quelle emozioni e quei pensieri diventano ancora più intrusivi. Le emozioni non vanno evitate, vanno accolte perché costituiscono una componente fondamentale delle nostre esperienze di vita. Ripeterti che “non devi stare così” avrà solo l’effetto di acuire e prolungare la tua sofferenza. E’ fondamentale, invece, trovare e dare spazio a questa sofferenza e capire come possa contribuire alla tua evoluzione personale.
Se solo avessi…
Generalmente la fine di una relazione attiva tutta una serie di pensieri che possono arrivare a tormentare la persona e ad imbrigliarla in una serie di quesiti senza risposta “perché lo ha fatto…” “se solo avessi detto questo…” “se non avessi fatto…”. Tutto questo lavoro mentale, in realtà, lungi dall’essere di supporto, contribuirà solamente ad acuire il dolore e la sofferenza. Porterà la persona ad attribuirsi delle colpe che non corrispondono alla realtà. Non possiamo, infatti, modificare il passato e chiederci cosa sarebbe cambiato se solo avessimo detto o fatto qualcosa di diverso, semplicemente non ha senso.
Riconoscere la trappola di questi pensieri è il primo passo per ridurre la sofferenza e quindi la loro intensità. Concediti piuttosto, un tempo predeterminato (ad esempio 10-20 minuti), in cui ti immergerai nei tuoi più dolorosi pensieri e domande. Una volta concluso questo tempo, però, dovrai tornare a fare ciò che stavi facendo. Non combattendoli ma concedendogli uno spazio controllato, con il tempo, diventerai sempre più consapevole dei tuoi pensieri quando si presenteranno alla porta delle tua mente.
Se senti il bisogno di un aiuto concreto per superare la fine della tua relazione, rivolgiti al nostro servizio gratuito di consulenza psicologica a Seduta Singola!
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Riferimenti bibliografici
Baroni, D. (2020), L’arte di riparare un cuore. Edizioni Erickson
Kübler-Ross, E. (1969), On Death and Dying. Macmillan, New York NY.
Psicologa- specializzanda in psicoterapie brevi sistemico-strategiche. Grazie alle terapie brevi e alla mia formazione nell’ambito dell’orientamento professionale e dello sviluppo delle soft skills, riesco ad aiutare le persone che si rivolgono a me a superare momenti di difficoltà e disagio, sia in ambito personale che lavorativo, riattivando le risorse e abilità personali e aiutandole a realizzare i propri obiettivi e riconquistare una percezione generale di benessere nel più breve tempo possibile
Elementi per una buona comunicazione di coppia
Quando si parla di buona comunicazione di coppia? Ci sono dei trucchi, dei suggerimenti, che possono migliorare la comunicazione tra i partner? Lo scopriamo in questo articolo.
La coppia in terapia
Le terapie di coppia hanno avuto un grande incremento negli ultimi anni.
Possiamo annoverare diversi fattori di varia natura che hanno contribuito alla crisi delle coppie e di varia natura: sicuramente economica e sociale in primis, ma possiamo affermare altresì che la coppia ha subito diversi cambiamenti dovuti anche all’evolversi dei modi di stare insieme.
La terapia rappresenta un modo, un tentativo incisivo e carico di aspettativa che la coppia sceglie per ritrovare una chiave di lettura a problemi e conflitti e utile per ridare nuovi significati e per rafforzare la identità, in alcuni casi con la aspettativa di farla rinascere e darle dei nuovi basamenti.
Uno degli aspetti più significativi che vengono affrontati in sede di terapia è l’aspetto legato alla comunicazione.
Dopo che una coppia si è stabilizzata nella relazione, uno dei fattori che ne determineranno la sua durevolezza sarà indubbiamente la comunicazione che sarà adottata dalla stessa.
Una comunicazione sbagliata fa diventare la coppia un terreno di scontro e di affronto in cui le distanze divengono incolmabili e non si riescono più a esprimere i propri bisogni e le proprie emozioni.
Tutto sembra perduto, perché non ci si comprende, quasi a far diventare la quotidianità un ring in cui a colpi di parole infuocate o di silenzi assoluti si perde intimità e il clima si fa irrespirabile.
La comunicazione e i suoi assiomi
Paul Watzlawick, Janet Helmick Beavin e Don D.Jackson, sono i principali ricercatori del Mental Research Institute di Palo Alto in California e scrivono “Pragmatica della comunicazione umana”, in questo meraviglioso volume del 1967, che segna profondamente un’epoca e supera tutte le teorie precedenti, gli autori si occupano di comunicazione partendo dall’assunto che ”la comunicazione è la conditio sine qua non della vita umana e dell’ordinamento sociale”.
Alla base di tutto il presupposto fondante della comunicazione che non è più intesa come una comunicazione lineare, ma circolare perché chi comunica e fornisce una informazione a chi riceve, provoca una modifica che viene rimandata a chi aveva iniziato la comunicazione.
Gli autori giungono a identificare cinque assiomi, cioè delle proprietà assolute che la comunicazione possiede e che sono fondanti per lo studio delle interazioni interpersonali.
Gli assiomi che elencherò sono riscontrabili chiaramente nella comunicazione di tutti gli esseri umani e quindi anche di quella che intercorre nella coppia.
Gli assiomi sono così enucleati:
il primo assioma ci dice che è impossibile non comunicare, il secondo che ogni comunicazione ha un aspetto di contenuto e uno di relazione, il terzo che la natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione, il quarto che gli esseri umani comunicano con il modulo numerico e con quello analogico, il quinto che gli scambi della comunicazione sono di due tipi o simmetrico o complementare.
Nel non si può non comunicare si esprime il fatto che qualsiasi sia la scelta che facciamo noi comunichiamo sempre qualcosa, anche quando non parliamo e scegliamo il silenzio, il distogliere lo sguardo anche quello comunica un’intenzione.
Il secondo ci dice che comunicando non diamo una semplice informazione all’interno di un messaggio: esiste certamente un aspetto di notizia cioè le informazioni ed i contenuti che vengono trasmessi, ma esiste un aspetto di relazione cioè quello relativo alla modalità con cui si esprime la comunicazione.
Il terzo fa riferimento al fatto che la natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze tra gli interlocutori, la decodificazione segue una punteggiatura personale che organizza le interpretazioni.
Il quarto riguarda il fatto che la comunicazione contiene un aspetto di tipo analogico, cioè legato al piano del non verbale e un aspetto digitale del verbale, i gesti, le espressioni, le inflessioni della voce, il movimento nello spazio sono comunicazione e tutte le componenti di un messaggio dorrebbero andare sulla stessa linea e i piani del verbale e non verbale coincidere per una comunicazione chiara.
Infine, nel quinto si esprime il concetto per cui nella comunicazione si verificano due situazioni quella di simmetria o di complementarità, la simmetria avviene quando gli interlocutori si trovano in una condizione che li vede alla pari, e la complementarità quando uno dei due interlocutori si trova in un piano inferiore o superiore e la comunicazione dal piano superiore mette l’altro in una posizione subordinata.
Gli assiomi della comunicazione nella coppia
Se ora pensiamo alla coppia, non risulta complesso rintracciare tutti gli elementi sopra descritti, ci appare chiaro inoltre che la comunicazione non si esprime solo con le parole, ma gli aspetti del non verbale hanno un peso e una grande influenza, tanto è che il nostro linguaggio si esprime con la mimica, la postura e il tono della voce.
Tutto questo ci fa affermare comunicare è complesso e avere un a buona comunicazione efficace è indispensabile e possedere un dialogo costruttivo può rimettere ordine e pace se ci troviamo in una situazione di conflitto e se siamo in mezzo a situazioni di contrasto e litigio.
Comunicare bene significa avere un rapporto più funzionale.
La buona notizia è che la comunicazione con una guida nella terapia può essere esercitata e migliorata, acquisendo ad esempio nuove strategie e nuovi strumenti, basta avere gli ingredienti giusti.
La relazione di coppia e il benessere nella relazione
Pensiamo a quando cuciniamo, cosa facciamo per rendere piacevole e gustoso un piatto, per farlo essere prelibato e appetitoso per i nostri commensali dobbiamo porre attenzione nel dosare con cura tutti gli ingredienti.
Allo stesso modo in una relazione con il nostro partner, abbiamo bisogno di accorgimenti.
La comunicazione è alla base della nostra ricetta, e se in cucina dobbiamo controllare grammature e dosi, nella comunicazione di coppia dobbiamo parlare ed esprimerci nel modo migliore, al fine di trasformare i disaccordi e i conflitti in accordi ed alleanze.
Comunicare bene in coppia significa essere in sintonia con il partner, saper chiedere quello di cui si ha bisogno, esprimere le proprie emozioni.
Difficoltà nella comunicazione
La difficoltà che si incontra nel comunicare deriva dal fatto che ognuno di noi ha interiorizzato un proprio stile comunicativo a partire proprio da quelle interazioni importantissime che si sono sviluppate con le figure di riferimento nell’infanzia e nel corso dello sviluppo evolutivo e si porta dietro appunto uno stile comunicativo sbagliato che spesso è improntato quasi a una sfida in cui si pensa che possa esserci un vincitore ed un perdente.
Ma è proprio su questo che si insinua l’errore più grande, perché nelle relazioni affettive o si perde entrambi o si vince entrambi.
Nella coppia i conflitti più esacerbati, nella maggior parte dei casi, partono da una cattiva comunicazione.
Una comunicazione alcune volte addirittura fallimentare dove fratture, incomprensioni si generano e si rigenerano.
Non è facile cambiare. Le coppie subiscono nel tempo, oltre al retaggio familiare, anche l’influenza di una vita sempre più stressante. Una vita piena di pressioni a livello lavorativo e familiare che possono minare con facilità la solidità del rapporto.
Una comunicazione efficace ci permette però di rafforzare la relazione e ci dà più possibilità di resistere nel tempo.
Comunicare in coppia: gli errori che si commettono e che rendono fallimentare il dialogo
In questo viaggio nella comunicazione efficace che una coppia dovrebbe acquisire, mi riallaccerò a quello che ha scritto lo psicologo psicoterapeuta Giorgio Nardone allievo di Watzlawick e fondatore del Centro di Terapia Strategica di Arezzo, nel suo libro “Correggimi se sbaglio. Strategie di comunicazione per appianare i conflitti nelle relazioni di coppia”.
Nardone ci fa vedere nel suo volume come alcune modalità che utilizziamo nel comunicare in coppia non fanno altro che trascinare la coppia in un crescendo fallimentare.
Nardone individua i seguenti elementi fallimentari:
- il puntualizzare al livello razionale una cosa che funziona anche e soprattutto sulle sensazioni, le emozioni e i sentimenti- sfere non riconducibili a una fredda logica-, impoverisce i legami che tengono unite le persone”;
- il recriminare che “trasforma il suo oggetto, ovvero le colpe dell’altro, in diritti legittimi”. Il recriminare sottopone praticamente il partner quasi ad un processo;
- il rinfacciare che porta a un totale insuccesso e scatena un crescente senso di rabbia;
- il fare prediche che fa scattare un senso di ribellione;
- utilizzare frasi standard che provocano sempre rabbia in chi le riceve, riescono ad evocare immediatamente nell’altro le sensazioni di provocazione, irritazione o squalifica. Esempi die frasi sono “Lascia….faccio io “, “Lo faccio solo per te”, “Te l’avevo detto” dichiarazioni che fanno scatenare rabbia.
Comunicare in coppia: le strategie che rendono la comunicazione efficace
Si contrappone a una comunicazione fallimentare sempre secondo Giorgio Nardone un dialogo strategico che è funzionale alla coppia, qui sotto gli elementi ravvisati da Nardone per una comunicazione costruttiva ed efficace:
– domandare piuttosto che affermare, parafrasare le risposte ricevute con un linguaggio evocativo, agire piuttosto che pensare.
Questi sono i tre capisaldi che permettono alla coppia di uscire dalla catena delle incomprensioni.
Domandare piuttosto che affermare significa porre delle domande. Esse vengono costruite in modo strategico, utilizzano la forma di domande con alternativa di risposta e ci servono per guidare il partner nelle sue risposte, senza sentenze o condanne.
Si crea un clima di collaborazione e si va nella direzione del comprendere a tutto tondo il problema.
Questo modo di condurre la conversazione fa leva su uno scambio comunicativo più ampio, si costruiscono le risposte in due e la conversazione diventa equilibrata e costruttiva.
Parafrasare crea immediatamente un accordo, cambia la prospettiva del problema “correggimi se sbaglio, da quanto mi hai detto, sembrerebbe che…” rafforzo con queste formule l’intesa, chiedo una verifica e non sentenzio, questo ci sposta su un asse di intento comune.
Se inoltre si utilizza nel domandare e nel parafrasare un linguaggio evocativo si apre il nostro modo di comunicare a tutto quello che è il linguaggio emotivo, fatto di sensazioni.
E’ un linguaggio di suggestione che lavora anche sul piano sensoriale.
Agire piuttosto che pensare, ci porta in finale ad una idea di progettualità, verso azioni concrete che possiamo realizzare con il partner.
In due possiamo arrivare al cambiamento, ci accordiamo per andare nella stessa direzione, ci focalizziamo su un fine comune, cambiamo il modo di agire.
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Riferimenti bibliografici
Bartoletti, M. Pagliai, M. (2021). Ritratti di coppia con terapeuta. La terapia breve strategica con le coppie.
Cannistrà, F. ,Piccirilli, F. (2021) . Terapia breve centrata sulla soluzione. Principi e Pratiche
Haley, J. (1985). Cambiare le coppie. Conversazioni con Milton H. Erickson
Nardone, G., Watzlawick, P., (2007). L’arte del cambiamento
Nardone, G. (2005). Correggimi se sbaglio. Strategie di comunicazione per appianare i conflitti nelle relazioni di coppia.
Secci, E. M. (2016). Le Tattiche del Cambiamento
Watzlawick, P. e Nardone G., (1997). Terapia breve strategica
Watzlawick, P., Beavin, J.H. Jackson, D.D. (1967). Pragmatica della Comunicazione Umana
Sono una Psicologa Laureata all’Universita’ La Sapienza di Roma, iscritta all’albo Psicologi dell’Umbria, Mediatrice familiare, iscritta alla scuola di Specializzazione Icnos, formata in Terapia a seduta singola e in Terapia breve centrata sulla soluzione, mi occupo di consulenze brevi e credo fortemente nel fatto che il cambiamento può avvenire anche in una unica seduta.
Il ghosting e i suoi effetti: conoscerlo per affrontarlo
Il Ghosting è la volontà di sparire improvvisamente dalla vita di una persona senza alcun tipo di spiegazione, rompendo ogni comunicazione, divenendo appunto un fantasma. Ghost, in inglese.
È un fenomeno relazionale presente da sempre, ma in forme meno frequenti ed evidenti rispetto ad oggi. Quando il Cellulare non esisteva, la persona con cui si usciva non si faceva più viva, non chiamava e non rispondeva al telefono, non apriva la porta di casa. Senza alcuna spiegazione.
Accadeva anche tra amici. Il ghosting infatti può riguardare ogni tipo di relazione: lavorativa, amicale e sentimentale, anche se solitamente è più frequente in quest’ultima. E contrariamente a quanto si pensi, non ha genere sessuale, seppur gli uomini siano i maggiori fruitori di Ghosting.
Oggi iperconnessione e speed date, soprattutto virtuali, hanno generato una maggiore incapacità di sostenere la vicinanza emotiva in molte persone, cosicché il Ghosting è diventato di tendenza. Si evitano sentimenti forti sia in senso positivo che negativo. Si scappa da paura e rabbia o da “troppa felicità”. Non si vogliono affrontare problemi o impegni di sorta.
Quanto è diffuso il ghosting?
Un’intervista del Plenty of Fish su 800 Millenials tra i 18 e 33 anni, svolta nel 2016, ha evidenziato che il Ghosting miete molte vittime in questa fascia di età. L’80% degli intervistati ha risposto di essere stato Ghostato e il 73% vuole una storia seria senza perder tempo. Potremmo dire che alcuni Ghoster sono solo persone che in modo rapido, senza impegno e spiegazioni, perché “si dovrebbe capire”, passano a un altro appuntamento.
Altri sondaggi con soggetti più giovani hanno ottenuto simili risultati. Ghostizzarsi è più facile, con amici e partner, abituati a eliminare con un click un contatto. Il ghost incallito è desensibilizzato verso gli altri.
Eppure basterebbe avere una comunicazione assertiva, onesta e rispettare l’altro come persona.
Perché si finisce per fare ghosting?
Diversi sono i motivi per cui si sceglie di sparire senza motivarsi, in ogni caso alla base c’è un profondo desiderio di evitamento e distanziamento, per:
- – l’incapacità di gestire le emozioni proprie e dell’altro, nell’affrontare una rottura o una discussione
- – non essere in grado di comunicare assertivamente una spiegazione di perdita di interesse
- – alimentare il puro egoismo e assenza di empatia, in cui l’altro è solo qualcosa che mi serve oppure no
- – evitare lo stress e l’impegno di dare e trovare una spiegazione
- – deresponsabilizzazione e insicurezza
- – derealizzazione, perché si ritiene non reale la relazione vissuta, se nata sul web
- – non vivere più una storia violenta. Questo è l’unico caso in cui chi scappa, può permettersi di farlo senza dover dare spiegazioni.
Alcuni Ghost ritornano, improvvisamente. Sono amanti delle sorprese, potremmo dire che da Ghost diventano Zombie. Lo Zombieng è un ghosting rivisitato, prevede il rientro anch’esso improvviso, dopo un periodo di abbandono totale per poi risparire. Il risultato in chi subisce questa altalena di apparizioni e sparizioni inaspettate, sono una reiterazione di traumi destabilizzanti. Non si sa mai cosa accadrà domani.
Quali conseguenze lascia tutto ciò?
Il Ghosting, così come lo Zombieng, è una tipologia di subdola violenza che lascia la vittima in balìa di sé stessa, rifiutata e abbandonata. Emergono
- esperienze emotive passate,
- colpevolizzazioni,
- ricerca spesso ossessiva, ma fallimentare, di verità e chiarimenti di un ipotetico errore e problema per la maggior parte delle volte sconosciuti, con la speranza di riprendersi.
Ma non trova soluzioni né risposte. E allora la persona si comincia a sentire
- sbagliata e profondamente sola,
- ingannata e rifiutata,
- non meritevole di stima, fiducia e rispetto,
- impotente,
- incapace di capire gli altri,
- impossibilitata a potersi fidare di nuovo… di altre persone,
- invisibile, che non esiste e non ha valore.
La persona infatti viene “spettrata”. Se non è umano è più facile non provare sentimenti e non parlarne nemmeno con un sms, come accade spesso tra chi è uscito massimo un paio di volte. Un po’ come quando ci si lasciava per lettera.
Non è piacevole e non possiamo dire sia il modo migliore, ma di certo può esserlo rispetto al dileguarsi. C’è anche da dire che meno tempo si è stati assieme (che siano un paio di uscite o un brevissimo tempo online), minore è la sofferenza di un sms di chiusura o di ghosting.
In ogni caso la rottura di un rapporto, soprattutto se lo si subisce, porta con sé disagio, e più è duraturo più provoca sofferenza e stress. Spesso la fine è anche traumatica, con liti e rivendicazioni. E si vive una perdita importante, a cui dover dare un significato personale e relazionale.
Ma con il ghosting, la perdita equivale a un vero e proprio lutto improvviso, senza possibilità di saluto finale. L’iniziale smarrimento incredulo e la frustrazione di non senso, di impotenza, le emozioni di tristezza, rabbia, senso di colpa innescate e i relativi effetti già citati, è possibile che nella persona ghostata si trasformino in vere e proprie sintomatologie da Trauma e Post- Trauma di tipo psico-fisiologico. Per citarne alcune:
- Malessere generale
- Emicranie ed insonnia
- Inappetenza e irrequietezza
- Minor produzione di endorfine e conseguente maggior dolore
- Ansia
- Depressione
Cosa fare per uscire dal corto circuito del Ghosting?
“Il tempo farà” dicevano i nostri nonni. Ma sappiamo che se il tempo non è usato al meglio non si avrà il risultato sperato. Continuare ad arrovellarsi con autocritica per cercare un senso, ma “un senso non ce l’ha”, diceva Vasco, fa rimanere nell’incertezza, alimentare gli effetti psicoemotivi e fisici, e dà potere al fantasma sulla propria persona.
Cosa puoi fare allora?
- Fai attività che aumentino pensieri piacevoli, che ti ricordino il tuo valore come persona. Chi sei, le qualità che hai, le passioni… Utilizza il tuo tempo alla riscoperta di te.
- Svolgi attività fisica per svuotare la mente, gestire i pensieri, distrarti e scaricare lo stress.
- Ricerca attività di rilassamento fisico e mentale, che ti permettano di essere a contatto con la natura e con te.
- Decidi di prenderti cura di te, senza pensare a ciò che hai perso ma a quanto hai guadagnato.
- Quando scegli di iniziare una relazione affettiva online, frequenta l’altro in presenza per permetterti di conoscerlo realmente.
- Incontra amici e persone reali che ti conoscano bene, per sperimentare ancora che una realtà vera esiste, che c’è chi ti ama e si arricchisce della tua presenza. La reciprocità e il rispetto sono alla base di ogni relazione.
A volte la complessità con cui epiloga un ghosting, richiede un supporto professionale. Se sei vittima di ghosting, zombieng, orbiting o deep fake non temere di chiedere aiuto.
Ogni Martedì dalle 18:00 alle 20:00 gli psicologi del team “One session” sono a tua disposizione per una sessione gratuita di consulenza psicologica a seduta singola di 30 minuti.
Per maggiori informazioni, puoi inviare una email a info@onesession.it o visitare le nostre pagine Facebook e Instagram
Riferimenti Bibliografici
Freedman, G., et al. (2018). Ghosting and destiny: Implicit theories of relationships predict beliefs about ghosting. Journal Of Social And Personal Relationships, 36(3), 905-924.
Manning, J., et al. (2021). Justifications for “Ghosting Out” of Developing or Ongoing Romantic Relationships: Anxieties Regarding Digitally-Mediated Romantic Interaction. In A. Hetsroni & M. Tuncez, It Happened on Tinder: Reflections and Studies on Internet-Infused Dating. Institute of Network Cultures. Retrieved 18 January 2021, from.
Moore, P. (2014, October 28). Poll Results: Ghosting. Retrieved from https://today.yougov.com/topics/lifestyle/articles-reports/2014/10/28/poll-results-ghosting
Morris, C. E., et al. (2011). Frequency, intensity and expression of post-relationship grief. EvoS Journal: The Journal of the Evolutionary Studies Consortium, 3, 1–11.
Sprecher, S., et al. (2010). Choosing Compassionate Strategies to End a Relationship. Social Psychology, 41(2), 66-75.
“Restiamo insieme”. Imparare la fiducia dopo un tradimento
Quando il tradimento entra in una relazione, mettendo alla prova la fiducia, l’incredulità e lo smarrimento iniziali fanno spazio a emozioni e sentimenti come:
- Umiliazione e tristezza
- Rabbia
- Disgusto
- Senso di fallimento e di colpa
- Vergogna
- Dolore e paura di essere nuovamente traditi.
Se la relazione è di coppia, questi sentimenti sono molto intensi e accompagnati da sintomi psicofisici e relazionali. Il tradimento diventa un vero e proprio trauma, detto “Post Infidelity Stress Disorder”.
Che sia stata scoperta o rivelata, chi subisce l’infedeltà vive sempre una grande perdita, quella della fiducia. Non è detto che si perda la persona amata, ma di certo si frantuma il senso di sicurezza e la fiducia. È questa la vera ferita insopportabile, che colpisce il cuore della persona e della coppia.
Tutto crolla, mentre montano i pensieri alla ricerca di un perché.
“Come è possibile? Ho dato fiducia a chi mi ingannava e non l’ho capito.”. Pensi a tutto quello che hai dato, mentre l’altro stava con un’altra persona. Magari il dialogo e/o il sesso non erano granché, eppure pensavi che le cose sarebbero migliorate. Avevi fiducia in voi.
Ti accusi di aver causato il tradimento perché pensi che non sei stata/o accondiscendente, amabile, sexy, presente, i figli o il lavoro sono stati onnipresenti.
Incubi e notti insonni scorrono, pensando a ciò che è andato storto, a cosa faceva, a come riuscire a perdonare o vendicarti, perché ha tradito quel patto sott’inteso di fedeltà ed aspettative, di esclusività reciproca. Motivo per cui a volte la vendetta offre la stessa moneta: la reciprocità almeno è “salva”…forse.
Col tradimento e la fiducia ferita, la crisi travolge la coppia, forse già traballante, e diventa fonte di cambiamento. Che tipo di cambiamento è tutto da decidere. Ma senza fretta.
Ci sono due scelte possibili: dividersi oppure restare insieme. Entrambe accomunate dalla fiducia ferita del tradimento e dal rischio della sopravvivenza estenuante.
Quali strade?
- Dividersi
Quando la riconciliazione è inapplicabile, la rottura diventa la scelta obbligata.
Ma per non affossare le future relazioni con pregiudizi e gelosie, la persona dovrà leggere la sua storia e farne una risorsa. Affrontare la paura di essere tradita e ritrovare la sua autostima.
- Restare insieme
Questa scelta può trasformare la crisi in un’opportunità di cambiamento verso una condizione migliore della precedente.
Ma per sortire l’effetto desiderato e non vivere in uno stato di sopravvivenza permanente e deludente, è necessario un tempo di guarigione per fidarsi di nuovo. Dare una chance al Noi, rinegoziandone la costituzione e l’equilibrio.
Come ricostruire una fiducia lacerata nella coppia?
Non c’è una formula, perché ognuno reagisce in modo diverso e il tradimento ha diverse forme e concezioni. Di certo è un percorso importante, di passi interiori e relazionali da compiere, in cui è fondamentale capire che la fiducia coesiste con la credibilità, sempre. Essere credibili e crederci permette di (re)imparare a (ri)fidarsi. E guarire giorno per giorno.
1. Appuratevi che l’altro non sia un/a adultero/a seriale.
2. Domandatevi: “Perché vogliamo rimanere insieme?”.
L’amore è fondamentale, per se stessi e per la coppia, e va ricontattato senza negarselo. Ma basta?
3. Se le bugie e il silenzio hanno contrassegnato il tempo dell’infedeltà e spesso anche quello precedente, ora è il tempo di una comunicazione autentica.
È necessario affrontare i motivi del tradimento, le ferite e le emozioni, senza far finta che non ci siano. Piuttosto bisogna esprimerli e capirli.
4. Accettare il dolore e tirarlo fuori, senza negarlo. Chi ha tradito spieghi il disagio che ha portato all’infedeltà, prendendosi la responsabilità delle sue scelte. Smetta di sminuire quanto ha fatto e pretendendo che scusandosi abbia già risolto tutto. Capisca cosa ha realmente ferito il partner ed entri nei suoi panni, senza stare sulla difensiva. Concedetevi tregue di ascolto senza “il tanto non ti credo” e “sei tu che mi hai portato a farlo”. La persona ferita scelga di non definirsi vittima ma protagonista, e di non chiedere i dettagli del tradimento. Appagano l’ansia ma distruggono l’equilibrio personale.
5. Leggete il tradimento come un sintomo della relazione, di cui prendersi cura per giungere al cambiamento. Create nuovi spazi neutrali. Ricercate ricordi significativi e di intimità. Non va distrutto tutto il passato.
6. Impegnatevi in atti concreti da promettere e compiere, ma non per dovere o sulla scia delle emozioni, ma perché ci credete e siete disposti a farli.
7. Servono costanza, pazienza e volontà quotidiani, da parte di entrambi i partner. Affetto, attenzione e grazie.
8. La riconciliazione e la fiducia richiedono un’altra scelta importante: perdonare. Il perdono aiuta prima di tutto la persona sofferente a non incolparsi e a guarire. Ritrovando il suo equilibrio potrà perdonare davvero il partner. È un percorso difficile ma non impossibile, se si vuole. Il primo step è accettare quanto avvenuto e decidere se andare avanti.
9. Se si sceglie di ricominciare, è importante non cadere nell’errore di recriminare e rivangare l’accaduto continuamente, di controllare il cellulare del partner o pedinarlo, di vendicarsi con dispetti, perché non impedirà che tradisca di nuovo, mentre toglierà forze e sorriso a entrambi. Ma se non ne potete farne a meno e…
10. …il fantasma dell’infedeltà permane, con tutte le sue emozioni dolorose per la fiducia ingannata, si fa assordante e invadente. Si genera una sofferenza costante nella coppia, ci si sente impotenti e senza uscita. Non vergognatevi e cercate un supporto professionale, individuale e/o di coppia.
Ti senti sopraffatto? Chiedi aiuto a One Session!
Ci trovi tutti i martedì dalle 18.00 alle 20.00. I nostri terapeuti ti aiutano ad ottenere un cambiamento immediato e duraturo, fornendoti strumenti pratici, concreti ed utilizzabili fin da subito per uscire dalla situazione problematica grazie alle tue stesse risorse!
Per prendere appuntamento, scrivi a info@onesession.it o alle nostre pagine Facebook e Instagram.
Riferimenti bibliografici
Giommi, R. (2010). Tradire. Segnali di confusione amorosa. Edizioni Sperling & Kupfer collana Open Space Paperback.
Glass, S., Coppock Staeheli, J. (2008). Not ‘Just Friends’: Rebuilding Trust and Recovering Your Sanity After Infidelity. Atria Books Editor
Gottman, J., Schwartz Gottman J. (2017). Dieci principi per una terapia di coppia efficace. Raffaello Cortina Editor
Meyers, S. (2012). Chatting or Cheating: How to Detect Infidelity, Rebuild Love and Affair-Proof Your Relationship. Heart Media Publishing
https://www.perspectivesoftroy.com/2020/10/07/post-infidelity-stress-disorder-causes-symptoms-and-treatments/ (consultato in data 8/2/2022)
https://www.mayoclinic.org/healthy-lifestyle/adult-health/in-depth/infidelity/art-20048424 (consultato in data 8/2/2022)
Come superare la fine di una relazione in età adulta
Come superare la fine di una relazione in età adulta, quando tutti i tuoi sogni e i tuoi progetti sono ridotti in frantumi e quando viene percepita come un fallimento personale?
È davvero possibile trasformare una fine in un percorso di rinascita e crescita personale?
La fine di una relazione
In un’interessante studio del professor Edward Smith della Columbia University (Kross et al., 2011) viene evidenziato come il dolore per la fine di una relazione stimoli le stesse aree cerebrali deputate alla percezione del dolore fisico.
Viene quindi da sé che tale evento può generare un’intensa sofferenza psico-fisica.
Non si sa la ragione di una tale associazione, ma si è ipotizzato che sia da ricondursi al naturale e istintivo bisogno di socializzazione dell’essere umano.
Il risultato è che la fine di una relazione, sia voluta che subita, porta spesso con sé un vissuto di dolore e rabbia, capace di intrappolarci in labirinti senza uscita.
Di fronte ad un dolore così grande è difficile riuscire e vedere cosa poter fare per trasformare una fine in opportunità.
Anzi, il nostro stesso futuro diventa un’idea vaga e lontana, e il solo pensare di riuscire a superare questo momento sembra un’offesa al dolore profondo che si sta provando.
Pensare di ricostruirsi una vita diventa, quindi, semplicemente impensabile.
Cosa cambia con l’età adulta
Con l’età adulta la reazione a queste esperienze si complica ulteriormente.
Da un lato perché la rabbia e il dolore sfociano spesso in un vissuto molto intenso di fallimento personale. Dall’altro perché la paura per il futuro e per la possibilità di costruirsi una famiglia sono più forti ed emotivamente più coinvolgenti.
Vivere la rottura come un fallimento personale ci da la sensazione di aver sprecato il proprio tempo, di aver sbagliato a valutare qualcosa e ci porta alla convinzione definitiva che ricostruirsi una vita sia impossibile.
Queste recriminazioni possono diventare delle vere e proprie accuse verso noi stessi e possono minare in maniera profonda la nostra autostima.
Da qui il forte senso di solitudine che ci fa vivere la mancanza del partner con un senso di profondo abbandono.
Anche le paure per il futuro giocano un ruolo fondamentale.
Con l’età adulta, infatti, il cosiddetto “orologio biologico” e le aspettative riguardo la nostra vita relazionale influenzano in maniera diretta la percezione delle nostre esperienze.
Una rottura può farci sprofondare nell’idea di dover ricominciare da capo e di non aver più tempo per ricostruirsi una vita!
Com’è possibile allora non rimanere travolti dalla fine della nostra relazione?
Come ricostruirsi una vita, anche in età adulta
Ricostruirsi una vita dopo una rottura, specie se in età adulta, sembra davvero difficile.
I sentimenti che proviamo e che generano confusione sono forti e connaturati ad un esperienza dal forte impatto emotivo
E allora cosa possiamo fare?
Il primo passo da compiere e ristrutturare la percezione di ciò che stiamo vivendo.
Invece di chiuderci nel labirinto del fallimento personale, dobbiamo muoverci sul piano della crescita personale.
Non siamo persone che hanno perso tempo e che devono ricominciare da zero.
Sei una persona che ha una storia ed un vissuto e devi “ri-scoprire” la tua vita oggi e rimodellarla sulla base di ciò che sei ora.
Cosa ti dice questa esperienza di te? Che cosa hai imparato dopo questo ostacolo? Di Quale insegnamento positivo o negativo puoi fare tesoro?
Tre azioni pratiche da poter implementare nella tua nuova vita da single.
- Dai sfogo alle emozioni
Reprimere le emozioni non è mai una buona strategia. È molto più efficace trovare il tuo modo per far uscire ciò che hai dentro.
Puoi scrivere, senza rileggerle, le emozioni che stai provando, per distanziarti dai pensieri e arrivare alla consapevolezza che essi sono, appunto, pensieri.
Oppure piangi, lasciando che il corpo faccia uscire anche fisicamente il dolore che stai provando.
Semplicemente, puoi ritagliarti un’ora al giorno nel quale ripensare al dolore che provi. Alla fine di quell’ora, ti lavi la faccia con acqua fresca, ti asciughi il viso e torni alle tue attività.
Non importa la strategia che utilizzi, ciò che conta è far fluire l’emozione negativa che hai dentro.
- Ridi in compagnia
Ridere genera una droga naturale, l’endorfina, mentre intrattenere rapporti sociali riduce lo stress dato dal carico emotivo della rottura.
Dopo gli “enta” o dopo una lunga storia, la rete sociale si riduce e spesso la pigrizia porta ad avere meno voglia di uscire.
Superare questo senso di isolamento e conoscere nuove persone ti aiuterà a ritrovare una tua dimensione e a sviluppare entusiasmo nella possibilità di sperimentarti in nuove relazioni.
Ricorda che non devi fare “tutto e subito”. Mettiti in gioco con dei piccoli passi.
Prima in situazioni più confortevoli e poi aumentando gradualmente la tua esposizione.
In questo modo riuscirai a gestire meglio lo stress e le emozioni che proverai.
- Prenditi cura di te.
È prevedibile che tutto questo dolore, il tentativo di affrontarlo e le azioni di crescita personale generino in te forte ansia e stress. Per questo non devi dimenticarti di sviluppare un atteggiamento non giudicante nei tuoi confronti e accettare l’idea di chiedere aiuto, se ne senti il bisogno.
Le persone che amiamo possono darti un aiuto fondamentale, in questo senso, così some il sostegno di uno specialista può indirizzarti verso la strada giusta.
L’obiettivo finale sarà quello di ricostruire ciò che sei e riprendere in mano la tua vita.
Conclusioni
Ricostruirsi una vita dopo una rottura non è mai facile. Quando questo avviene in età adulta, il coinvolgimento emotivo, le energie spese ed i progetti futuri mettono un ulteriore pressione e rendono tutto il processo più complesso.
Se ti trovi in questa situazione, chiedi aiuto a One Session!
One Session è il nostro servizio di ascolto psicologico attivo il martedì dalle 18.00 alle 20.00,
Ti aiuteremo fornendoti strumenti e tecniche che ti permetteranno di rimetterti in gioco e sbloccare comportamenti non funzionali al tuo benessere. Scrivi a info@onesession.it e consulta le nostre pagine social di Facebook e di Instagram.
Bibliografia
Dunbar, R.I.M. et al. (2012). Social laughter is correlated with an elevated pain threshold. Proceedings of The Royal Society B: Biological Sciences, 279(1731), 1161-7.
Frattaroli, J. (2006). Experimental Disclosure and Its Moderators: A Meta-Analysis. In Psychological Bulletin, Vol. 132, n° 6, pp. 823–865.
Pennebaker, J.W. (2004). Scrivi cosa dice il cuore. Milano: Erickson
Stathopoulou, G. et al (2006). Exercise Interventions for Mental Health: A Quantitative and Qualitative Review. In Clinical Psychology: Science and Pratice, Volume 13, Issue 2, 179–193.
Sitografia https://www.lostudiodellopsicologo.it/psicologia/uscire-storia-finita-male/ https://www.lostudiodellopsicologo.it/psicologia/superare-fine-storia/ https://www.starbene.it/benessere/psicologia/quando-finisce-amore-come-stare-meglio/ https://www.crescita-personale.it/articoli/relazioni/amore/fallimento-in-amore-superare-la-fine-di-una-relazione.html https://www.ipsico.it/news/fine-di-un-amore-termine-di-una-relazione/
Come capisco se sono vittima di Gaslighting?
Cosa è il Gaslighting?
Dare un nome a qualcosa significa dare vita ad una realtà.
Il termine gaslighting, letteralmente illuminazione a gas, richiama alla memoria l’immagine del lavoratore che nell’800 girovagava per le strade con un’asta lunga con all’estremità una fiammella che dava luce alle strade e un’asta con un cono capovolto con cui spegneva le fiammelle dei lampioni alle prime luci dell’alba.
Una luce intensa e di lunga durata quella prodotta dal processo di combustione.
Una luce, la cui accensione e il cui spegnimento dipendevano da un uomo che gestiva il giorno e la notte.
Altrettanto intense e durature sono le caratteristiche del fenomeno psicologico che viene identificato con tale termine e che fa riferimento ad una classe di problemi al centro tra il mondo giuridico e quello della clinica psicologica.
Un fenomeno dipendente da un soggetto, il gaslighter, capace di avere il controllo sul complesso meccanismo psicologico di un altro individuo.
Cos’è di preciso il gaslighting?
Potremmo definirlo come una forma di abuso psicologico.
Una tecnica manipolatoria capace di soggiogare al proprio volere la volontà di qualcun altro, sia esso partner, familiare o persona legata da una relazione amicale, affettiva o lavorativa.
Una forma di violenza psicologica, subdola, lenta e sottile.
Un sopruso, spesso complesso da individuare, riconoscere e dimostrare.
Come si manifesta il gaslighting?
Attraverso la manipolazione mentale, con una modalità costante e infida.
La vittima, preda di raggiri e bugie, è portata a dubitare di tutto, di tutti e persino di se stessa spesso senza accorgersene e pertanto senza denunciare.
Un gioco di inganni capace di creare nella vittima una paralisi emotiva che la spinge a vedere una realtà distorta e a vivere un profondo senso di inadeguatezza e smarrimento.
La violenza psicologica ha come caratteristica principale quella di disorientare, portando la persona a credere a false informazioni e a dubitare così della propria memoria e della propria percezione.
Chi è il gaslighter?
La letteratura clinica ha provato a definire e spiegare il fenomeno, analizzandone caratteristiche e aspetti fondamentali.
Fenomeno, quello del gaslighting, che ha ispirato anche la letteratura cinematografica che ha raccontato nel tempo diverse storie di sopraffazione psicologica.
Tormento e potere nel film Gaslight (in italiano Angoscia) del 1946, ispirato all’omonima opera teatrale del 1938.
Racconta la storia di Paula, una donna che verrà portata alla pazzia dal marito capace di controllarla fino anche a manipolare i più piccoli dettagli della loro vita.
Sarà questa pellicola ad ispirare quelle successive, tra cui ricordiamo anche La ragazza del treno del 2016 che ha come protagonista Rachel, una donna a cui il marito ha minato le sicurezze spingendola a non fidarsi neanche di sé stessa.
Cosa ricava il manipolatore dal suo comportamento?
Scopo del gaslighter è quello di ottenere una serie di vantaggi di natura relazionale, materiale, economica che mirano al controllo totale sull’altro. Un desiderio di potere e ti affermazione della propria superiorità.
Si tratta di un disturbo psicologico che definisce una personalità patologica che va ad inserirsi in un quadro relazionale altrettanto patologico, difficile per la vittima da riconoscere e quindi da denunciare.
Il gaslighter riesce a demolire tutti i punti di vista e di riferimento della sua vittima. In che modo?
- svalutandone sentimenti, sensazioni e agiti;
- insinuando dubbi sul suo sistema valoriale, affettivo, emotivo;
- mettendo in dubbio i ricordi che la persona ha e sostituendoli con nuove credenze;
- isolando in maniera totale la persona dalle sue passioni, i sui interessi, le sue relazioni.
Questo metterà la vittima in condizione di non potersi confrontare con l’esterno e pertanto di non riconoscere come sbagliate o dannose determinate dinamiche relazionali.
Come in una caccia, la vittima diventa preda di chi se ne impadronisce seguendone tracce e movimenti. Si crea un incastro relazionale soffocante che porta la vittima a sperimentare uno stato di totale sudditanza psichica.
Per comprendere come si crea un rapporto così distruttivo, manipolatorio e invasivo dal punto di vista emotivo, psicologico ed esistenziale bisogna tenere conto della natura inquietante del gaslighting che è dato da una forte pulsione al possesso e al controllo da parte di chi lo esercita.
Come capire se si è vittima di gaslighting?
Il gaslighting è un processo lento.
Una goccia d’acqua che cade incessante da un lavandino malfunzionante.
Un processo perverso che si consuma giorno dopo giorno.
Una vera e propria tecnica di manipolazione mentale che distrugge l’autostima e consiste in:
- raccontare bugie in maniera convincente per destabilizzare la vittima e insinuare un dubbio costante;
- negare la realtà e affermarne una propria per portare la persona a dubitare dei fatti e delle proprie convinzioni;
- fare leva su ciò che si conosce dell’altro per entrare più facilmente nella sfera emotiva e sentimentale;
- mirare alla confusione per distruggere gli equilibri dell’altro;
- mettere le altre persone contro la vittima per fare in modo che questa non sappia più a chi rivolgersi o a chi credere;
- convincere gli altri che la vittima non è affidabile e quindi gli altri avranno dubbi circa le sue eventuali richieste di aiuto;
- convincere che tutti mentono e portare la persona a fidarsi solo del manipolatore.
Giunta al suo apice, la manipolazione diventerà cronica e porterà la vittima a vedere il suo abusatore come colui che potrà salvarla dalle bugie e dalla cattiveria del mondo esterno.
Quali sono le conseguenze del gaslighting per la vittima?
Le conseguenze sono diverse e possono portare la vittima a sentirsi in un costante stato confusionale, di stanchezza e di vergogna.
L’isolamento rappresenterà pertanto una via di fuga dalla realtà e una risposta al senso di inadeguatezza fisica ed emotiva.
Nei casi più gravi la via di fuga può essere anche rappresentata dalla messa in atto di azioni suicidiarie.
Paura e dipendenza rendono difficile la denuncia di tali condotte, spesso mascherate da atteggiamenti di attenzione e protezione.
Talvolta si arriva alla richiesta di aiuto per altri motivi (ansia, depressione, etc.) e quindi di fondamentale importanza sarà l’attenzione degli amici, familiari o del clinico per indirizzare la persona verso il reale problema.
Ogni Martedì dalle 18:00 alle 20:00 gli psicologi del team “One session” sono a tua disposizione per una sessione gratuita di consulenza psicologica a seduta singola di 30 Minuti.
Per maggiori informazioni, puoi inviare una email a info@onesession.it o visitare la nostra pagina FB OneSession.it
Riferimenti bibliografici
Filippini S. (2005). Relazioni perverse. La violenza psicologica nella coppia. Milano: Franco Angeli
Angeli F., Radice E.. (2009). Rose al veleno, stalking. Storie d’amore e d’odio. Milano: Bompiani
Psicologa, Mediatrice Familiare, Esperta in Scienze Forensi
4 Consigli per far funzionare una relazione a distanza
Le relazioni a distanza funzionano?
Una canzone diceva: “La lontananza sai è come il vento, che fa dimenticare chi non s’ama”.
E’ vero, quando due persone che stanno insieme vivono separate da chilometri di distanza, il detto “lontano dagli occhi, lontano dal cuore” può trasformarsi in una realtà e la relazione può essere destinata a finire.
Il periodo trascorso di quarantena ha messo a dura prove molte relazioni che sono state obbligate a rimanere a distanza per andare in contro alla normativa in atto.
C’è chi è sopravvissuto alla mancanza e chi invece ha ceduto e ha deciso di mettere la parola fine.
Cosa vuol dire vivere distanti da chi si ama?
A quanti di voi è capitato di trovarsi lontano dal proprio partner?
Non parlo ovviamente di una separazione temporanea, ma chi per un motivo o per un altro, viveva in un posto diverso rispetto al proprio compagna/o.
Questa condizione tanto temuta da alcuni non è in realtà la fine del mondo, nel senso che molte coppie sono riuscite a far funzionare la relazione nonostante la lontananza.
Ogni relazione comporta delle riflessioni su come gestire il rapporto, su quante volte vedersi, sullo stare insieme e sull’organizzare il proprio tempo.
A maggior ragione, se si parla di relazioni a distanza che sono uno scenario alquanto interessante.
Infatti i partner non sono fisicamente disponibili “ al bisogno” e quindi l’organizzazione del tempo diventa più serrata e organizzata di quanto sarebbe nella quotidianità.
Bisogna interfacciarsi con alcune problematiche:
- la modalità di comunicare è relegata a una sola: online. Non c’è modo di “ prendersi un caffè al volo per parlare”. Manca la fisicità dell’altro.
- La sfera sessuale è relegata a momenti ben precisi e può diventare preponderante in alcuni casi (per la mancanza e l’affetto) rispetto ai conflitti e/o bisogni della coppia.
- Si vivono due vite diverse: i partner non condividono lo stesso ambiente sociale e si costruiscono un identità del tutto assestante in questo senso. Spesso sono soli negli eventi o si privano di altri proprio per poter stare insieme. Diventa difficile organizzare la vita sociale e riuscire a venire a patti con le proprie necessità, perché spesso si va incontro a un sacrifico che non sempre è ricambiato e/o compreso.
- I conflitti, i problemi, la rabbia sono l’aspetto più difficoltoso da gestire a distanza: spesso si va incontro a fraintendimenti, lunghi silenzi e problemi tecnici di comunicazione.
Cosa puoi fare se hai una relazione a distanza?
L’importante è riuscire a creare un identità comune di coppia, anche se la distanza ci mette lo zampino.
I presupposti per una relazione funzionante sono gli stessi che per qualsiasi altra relazione, con la differenza che è richiesto un impegno maggiore dai partner poiché i problemi più semplici vengono spesso amplificati.
1. Create una routine
Decidete quando sentirvi o vedervi. Stabilitelo con chiarezza, creando una routine che vi faccia sentire più vicino, più sicuri e non vi faccia cadere in frustrazione.
2. Condividete
Solo perché lontano, il partner non deve essere escluso dalla vostra vita; al contrario, coinvolgetelo il più possibile, rendendolo partecipe di ciò che vi succede, di quello che pensate, sentite e fate. In questo modo non solo avrete sempre di che parlare, ma vi permetterà di costruire un intimità più profonda.
3. Non lasciatevi rodere dai dubbi
E’ facile cadere preda di dubbi e domande poiché il partner non è “sotto il vostro controllo”; la distanza infatti non aumenta o diminuisce la fiducia che riponete in una persona. Se vi rendete conto che siete sospettosi, gelosi o preoccupati, probabilmente è perché non avete costruito delle valide fondamenta di fiducia in principio e/o perché il comportamento del partner è dubbio o poco chiaro.
In questi casi la miglior strategia è la comunicazione.
4. Non perdete di vista la vostra vita
Come in ogni coppia che funzioni, oltre all’identità comune, è sempre importante costruirsi una propria identità con amici, attività, lavoro e quant’altro.
Solo perché lontani, non rinunciate a ciò che vi piace e non perdete di vista i vostri obiettivi. Ne risentirà anche la relazione.
Se ti rendi conto che hai bisogno di un sostegno in più, puoi decidere di intraprende un percorso psicologico: in questi casi la Terapia a Seduta Singola è utile per risolvere il problema anche in una sola seduta, definendo l’obiettivo, individuando le risorse e utilizzando strategie mirate per il problema in questione.
In alternativa puoi usufruire del nostro centro di ascolto psicologico One Session Center che offre una consulenza gratuita di 30 minuti ogni martedì con uno dei nostri professionisti specializzati nella Terapia a Seduta Singola. Contattaci alla pagina Facebook OneSession.it.
Riferimenti bibliografici
Algeri, D., Guarasci, V., Lauri, S., (2019). La coppia strategica. EPC Editore
Nardone, G. (2018). Psicotrappole ovvero le sofferenze che ci costruiamo da soli: imparare a riconoscerle e a combatterle. Ponte alle Grazie
Sono una psicologa che si occupa di consulenze brevi e di TSS: il mio obiettivo è ridurre i tempi della terapia e massimizzare l’efficacia della seduta, offrendo un sostegno focalizzato e concreto per affrontare sia le piccole che le grandi difficoltà della vita
Come superare la separazione dei propri genitori?
La separazione
Nel sistema famiglia possiamo individuare una conflittualità cosiddetta “normale”, caratteristica del ciclo evolutivo di un nucleo.
Una conflittualità che permette al sistema di muoversi ed evolversi verso nuove mete e nuove armonie. De Bono, nel 1993, definiva il conflitto “una situazione che richiede uno sforzo progettuale”.
Questa conflittualità fisiologica può degenerare nel momento in cui si presentano alla famiglia sfide o problemi complessi e meno scontati.
Si pensi ai comportamenti devianti in adolescenza, alla malattia, al lutto, ai problemi di dipendenza dal gioco, da droghe o da alcool.
Attraversare momenti critici o conflittuali accade a tutte le famiglie. Momenti ai quali si risponde con un riadattamento alla nuova situazione o ai nuovi ruoli.
La conflittualità coniugale è uno di questi eventi che mette in crisi l’intero sistema familiare, tenendo in ostaggio i figli dal punto di vista emotivo e relazionale.
Le relazioni possono renderci incredibilmente felici o profondamente infelici.
Esse richiedono negoziazione, compromesso, accettazione delle differenze, comunicazione.
La separazione è una risposta ipotizzabile alle relazioni infelici e caratterizzate da conflitti profondi e complessi da affrontare.
Si tratta di un evento non improvviso ma risultato di un processo più o meno lungo, che vede il deterioramento di sentimenti e rapporti.
La differenza tra chi resta insieme e chi sceglie di separarsi, in situazioni di analoga conflittualità, può talvolta essere nella modalità con cui il conflitto viene affrontato.
Ovviamente questo esclude problemi oggettivamente insanabili, come ad esempio la violenza.
Se affrontato e gestito correttamente, il conflitto può portare crescita e cambiamento. La crescita significa, assunzione di responsabilità, scelta del dialogo e del confronto.
La famiglia scandisce le diverse fasi della nostra vita, attraverso esperienze ed eventi che si imprimono nella memoria di ciascuno.
La separazione rappresenta una frattura in questi tempi. Frattura che costringe inevitabilmente ad un cambio di passo, ridisegnando individui e relazioni.
Essere figli nel conflitto
Si discute da sempre delle conseguenze della separazione dei coniugi sui figli.
È innegabile che il dissolversi del legame di coppia non sia indolore per i figli ma allo stesso tempo non siamo in presenza di una tragedia senza rimedio.
Il punto della questione è anche nella trasformazione dei costumi e dei valori.
Il tema famiglia infatti ha molteplici implicazioni sociologiche, psicologiche, giuridiche, religiose, etiche.
Di fatto la fine della coppia muove un cambiamento dei punti di riferimento di bambini o giovani.
Cambiamento che può provocare in loro incertezza, paura di perdere uno o entrambi i genitori.
Timori spesso alimentati anche dalla scarsa attenzione da parte degli adulti, concentrati sui loro problemi e dinamiche.
Separazioni e divorzi sono diventati ormai sempre più frequenti.
L’esperienza in tal senso dimostra che il disagio è passeggero se mamma e papà riescono a venir fuori dal vortice del conflitto e a tenere presente l’importanza della genitorialità che continua anche se il legame coniugale si è spezzato.
In caso contrario il disagio si cronicizza quando l’ex coppia trascina i figli nelle conflittualità, caratteristiche del momento della separazione.
Accettare che si è, nonostante tutto, genitori significa mettere in discussione atteggiamenti, scelte, comportamenti.
Significa rivedere o superare dei meccanismi di adattamento alla realtà consolidati, ma ormai inutili in questa nuova fase.
L’accettazione comporta un lavoro mentale intenso che talvolta modifica la propria identità, sia come genitore che come persona.
Non tutti potrebbero essere disposti a rivedere il proprio “copione”.
Non tutti potrebbero essere disposti a uscire dal meccanismo del senso di colpa o dell’attribuire la responsabilità all’altro.
La separazione è certamente un evento stressante e delicato in una storia familiare, in quanto comporta una riorganizzazione del percorso familiare.
Tale riorganizzazione dipenderà sia dalle risorse che dalle potenzialità di cui dispone ciascun singolo componente del gruppo famiglia.
La separazione è un processo evolutivo, dinamico che cambia le forme delle interazioni familiari, senza dissolverle (Cigoli, Gulotta, Santi, 1983).
Uno degli obiettivi del processo di rielaborazione di tale evento è proprio quello di conservare le interazioni familiari alla luce dei nuovi assetti.
Le difficoltà a creare nuovi equilibri sono da ricercarsi nella constatazione che la nascita di una coppia e la separazione di questa sono momenti nei quali entrano in gioco emozioni forti e potenti, complicate sia da riorganizzare che da accettare.
Quale aiuto dal percorso terapeutico?
La qualità della relazione tra ex coniugi influenza l’adattamento dei figli al nuovo scenario familiare.
La cooperazione, amichevole e spontanea avrà, nonostante i genitori siano in contrasto su altri aspetti, effetti positivi sui figli.
Il lavoro terapeutico deve essere improntato ad una gestione cooperativa del conflitto e ad una ridefinizione di ruoli e confini che consentirà una riorganizzazione emotiva, oltre che fisica.
Scelta per il futuro e apertura al cambiamento sono i due obiettivi essenziali a cui puntare per offrire ai figli l’opportunità di poter contare su entrambe le figure genitoriali.
Superare e integrare nel nuovo ciò che è accaduto.
La separazione è infatti allo stesso tempo, fine e inizio.
La principale paura dei figli, rispetto alla separazione e al divorzio, è pensare al futuro come ad un domani caratterizzato da angoscia e sospensione.
La sicurezza e le abitudini infatti sono venute a mancare. Se la separazione, prima e poi, viene preparata con attenzione tenendo conto degli aspetti sia educativi che relazionali di coinvolgimento dei figli allora potrà produrre effetti meno dolorosi.
La risposta ad un evento può fare una grande differenza e permettere ai figli di mantenere un legame significativo con entrambi i genitori.
Parlare e ascoltare, andando oltre le parole per evitare di chiudersi in dubbi e paure.
Un’adeguata e onesta comunicazione affettiva consentirà a genitori e figli di andare con serenità verso un nuovo stare insieme.
Consentirà inoltre agli ex coniugi di dare valore ai sentimenti dei figli, senza considerarli vittime o mezzo.
La sofferenza non verrà risparmiata, ma sarà possibile risparmiare il dolore nelle sue forme più dannose ed estreme.
Nella famiglia apprendiamo i sentimenti e le emozioni, anche quelli negativi.
L’amorevole genitorialità deve fare i conti e andare a braccetto con la disamorevole coniugalità al fine di permettere alla famiglia di continuare ad essere un solido riferimento educativo.
Ogni Martedì dalle 18:00 alle 20:00 gli psicologi del team “One session” sono a tua disposizione per una sessione gratuita di consulenza psicologica a seduta singola di 30 Minuti.
Per maggiori informazioni, puoi inviare una email a info@onesession.it o visitare la nostra pagina FB OneSession.it
Riferimenti bibliografici:
Cigoli V. (1998). Psicologia della separazione e del divorzio. Bologna: Il Mulino
Iori V. (2006). Separazioni e nuove famiglie . Milano: Raffaello Cortina Editore
Psicologa, Mediatrice Familiare, Esperta in Scienze Forensi
Gelosia: ecco 3 suggerimenti per imparare a gestirla
La gelosia è il disagio che si prova all’idea di perdere l’affetto o l’attenzione di una persona che conta ed è un fenomeno normale in tutti i rapporti umani.
È presente sia nell’amicizia, sia nella coppia, ed è legata all’idea di poter essere messi al secondo posto da un amico o dal partner, vedendosi quindi preferire qualcun altro.
Se moderata e, soprattutto, se limitata ad una situazione specifica e ad un tempo specifico, le gelosia è normale e sana.
Diverso è quando è presente spesso o sempre e quando non è legata ad una situazione specifica, ma a generalizzata a qualsiasi tipo di situazione.
Qualcuno diceva “Se una scintilla è in grado di illuminare una stanza, una fiammata rischia di bruciarne il suolo” ed è questo che fa la gelosia estrema: rade al suolo la tua relazione.
Perciò, è necessario che tu impari a gestirla.
Perché dico gestirla e non eliminarla?
Perché la gelosia è un’emozione come tutte le altre, è certamente più complessa di quelle di base (come la paura, rabbia, felicità e tristezza) ma è sempre una emozione.
Si tratta quindi non di una “cosa fissa” ma di un processo! Per cui se pensavi di eliminare la gelosia mi dispiace dirti che non è possibile così come non è possibile eliminare la tristezza.
Ecco però 3 suggerimenti per gestirla.
1. La profezia che si autoavvera
I continui sospetti, le accuse, i litigi e le ostilità, non fanno altro che aumentare la distanza tra te ed il tuo partner. Immagino che al solo pensiero di perderlo hai paura, ansia ed inizi a controllarlo per sapere tutto sulla sua vita, a spiarlo, a chiedere continue rassicurazioni: devi per forza sciogliere ogni dubbio.
Questo è il paradosso della gelosia: quello di ottenere proprio ciò che più si teme. Stremato dai continui litigi e dalle continue giustificazioni che è costretto a trovare per appianare le discussioni, il partner tenderà a tenerti all’oscuro da certe informazioni, nel tentativo disperato di evitare scenate e non rovinare questo clima di apparente tranquillità. Ma, paradossalmente, il partner geloso diverrà ancora più sospettoso, trovando conferma ai dubbi che lo attanagliano.
Quindi, ciò di cui devi avere veramente paura è di continuare a sottoporre il partner alle tue pressioni, perché è proprio questo che potrebbe indurlo a fare ciò che vuoi evitare che accada.
2. Stop ai confronti!
Questo atteggiamento è indice di bassa autostima e non porterà mai delle risposte utili al vostro rapporto; al contrario, finirà per esaltare i tuoi lati negativi realizzando le tue paure e allontanando l’altro da te.
Focalizzati piuttosto su di te: se non siete sicuri del vostro valore personale, qualsiasi cosa venga fatta per dimostrare amore non sarà mai abbastanza.
Ha scelto voi, esprimete i vostri dubbi quando sono sensati e lasciatevi andare.
Più crederete in voi stesse e più vivrete meglio la relazione.
3. Agisci!
Se davvero vuoi imparare a gestire la tua gelosia, allora devi agire!
È inutile che rimani rinchiuso in casa a rimuginare, ad arrabbiarti da solo, a immaginare gli scenari peggiori del tuo partner con chissà chi.
Smettila di evitare le situazioni dove potresti sentirti “geloso” ed inizia ad affrontarle.
Prima di metterti alla prova può esserti utile tenere un diario di bordo della gelosia: Metti per iscritto gli episodi in cui hai agito spinta dalla gelosia e chiediti: cosa ho fatto, quali sono state le conseguenze nell’immediato e dopo qualche tempo. Sono state conseguenze positive per il rapporto di coppia?
Cerca delle alternative e sperimentale nella quotidianità partendo da quella che percepisci come più semplice e procedendo un piccolo passo alla volta.
Se pensi di aver bisogno di un supporto in più, puoi rivolgerti a un professionista.
La Terapia a Seduta Singola può aiutarti anche in un solo incontro con lo psicologo perché ti permette di eliminare i comportamenti che mantengono in vita il problema e ottenere concreti benefici.
Sei interessato alla Terapia a Seduta Singola? Puoi rivolgerti ai nostri psicologi e psicoterapeuti, disponibili ogni martedì dalle 18.00 alle 20.00, per una consulenza gratuita online. Scrivi sulla pagina Facebook One Session.it
Riferimenti bibliografici
Nardone, G. (2005). Correggimi se sbaglio. Milano: Ponte alle Grazie.
Zeig, J., Kulbatski, T. (2012). I dieci comandamenti della coppia. Milano: Ponte alle Grazie.
Sono una Psicologa, specializzata in Dipendenze da sostanze, comportamentali (gioco d’azzardo, shopping, ecc) e relazionali (dipendenza affettiva). Sono formata all’utilizzo della Terapia a Seduta Singola (TSS) e della Terapia Centrata sulla Soluzione, per aiutare le persone a risolvere i loro problemi e tornare al benessere nel più breve tempo possibile, imparando a scoprire e sfruttare al meglio tutte le loro risorse.
5 strategie di comunicazione che danneggiano la tua relazione di coppia
La Comunicazione di coppia è uno degli ingredienti fondamentali per fare in modo che la coppia funzioni.
A volte pensiamo, erroneamente, che debbano accadere sempre grandi eventi – tradimenti, bugie, problemi nell’educare i figli – perché all’interno di una coppia si creino attriti, incomprensioni e litigi.
In realtà dimentichiamo uno degli aspetti fondamentali di una relazione, del vivere l’uno accanto all’altra: mi riferisco al fatto che la coppia, interagendo, prima di qualsiasi altra cosa comunica, dialoga, potremmo dire ‘vive nella comunicazione’.
Proprio per questo motivo è importante riconoscere quali errori comunicativi sono presenti nella comunicazione di coppia per modificarli ed eliminarli.
Vediamo in questo articolo quali sono.
1. Puntualizzare
Come scriveva Oscar Wilde, ‘con le migliori intenzioni si ottengono gli effetti peggiori’. Ed è quello che succede nel momento in cui puntualizzi costantemente qualcosa al partner.
Puntualizzare, significa chiarire, specificare e precisare, anche in modo eccessivo e pesante, le situazioni e le condizioni, le sensazioni e le emozioni nel rapporto con l’altro.
“Guarda che si fa così…”, “Mi raccomando…”, “Guarda che in realtà…”
Puntualizzare è un tipo di comunicazione che apparentemente può far pensare ad una strategia per evitare quegli equivoci e quelle incomprensioni che potrebbero trasformarsi in attriti e conflitti. In realtà avviene esattamente il contrario: è proprio il puntualizzare che prepara il terreno per i conflitti. È, infatti, fastidioso sentirsi sempre dire e spiegare come stanno i fatti o come dovrebbero essere per funzionare meglio.
2. Recriminare
È sicuramente un ingrediente altamente velenoso!
Recriminare fa leva sui sensi di colpa dell’altro, ponendo sul banco degli imputati in un processo infinito. E qualsiasi persona, quando si trova sotto processo, reagirà attaccando o fuggendo.
Le accuse sono facilmente riconoscibili: sono sempre alla seconda persona singolare “TU” e contengono parole come “sempre” e “mai”.
3. Rinfacciare
“Mi sono sacrificato per te!”, “Non sai quanto mi è costato venire a quella cena!”
Colui che rinfaccia si pone come vittima dell’altro e, da questa posizione di dolore, usa la propria sofferenza per indurre il partner a correggere quei comportamenti che l’hanno generata. Spesso con scarsi risultati.
4. Predicare
Questa strategia disfunzionale consiste nel proporre ciò che è giusto o sbagliato a livello morale e, sulla base di questo giudizio, esaminare e criticare il comportamento dell’altro. Ma si sa…l’effetto sermone non fa altro che aumentare la voglia di trasgredire alle regole.
5. Biasimare
Biasimare è una forma di comunicazione che non contiene una critica diretta, diversamente dalle altre forme di comunicazione che abbiamo visto sopra.
Chi biasima solitamente utilizza in un primo momento dei complimenti, ma subito dopo essersi complimentato aggiunge una seconda parte in cui afferma che avrebbe potuto fare di più o fare meglio o fare qualcosa di diverso.
Chi riceve questa comunicazione rimane interdetto perché riceve due messaggi contrastanti.
Biasimare è una strategia incredibilmente efficace per creare problemi quando non ce n’è nemmeno l’ombra!
Altri atti comunicativi fallimentari
“Te l’avevo detto!” una sentenza in grado di scatenare le furie anche della persona più mansueta.
“Lascia…faccio io” che appare come una gentilezza ma che in realtà nasconde una forma di sottile squalifica delle capacità dell’altro.
“Lo faccio solo per te” sacrificandosi per l’altro in modo unidirezionale, facendolo sentire in debito e inferiore poiché bisognoso di tale gesto di “generosità”.
In conclusione…
Parafrasando Wittgenstein: “le parole sono come pallottole”, dobbiamo quindi imparare a usarle accuratamente, per non creare danno a noi stessi e agli altri.
E tu quale tipo di comunicazione rintracci all’interno della tua coppia?
Se sentissi il bisogno di parlare con uno specialista, non esitare a chiedere aiuto: ogni Martedì dalle 18:00 alle 20:00 gli psicologi del team “One session” sono a tua disposizione per una sessione gratuita di consulenza psicologica a seduta singola di 30 minuti.
Per maggiori informazioni, puoi inviare una email a info@onesession.it o visitare la nostra pagina FB OneSession.it
Riferimenti bibliografici
Nardone, G. (2005). Correggimi se sbaglio. Milano: Ponte alle Grazie.
Zeig, J., Kulbatski, T. (2012). I dieci comandamenti della coppia. Milano: Ponte alle Grazie.
Sono una Psicologa, specializzata in Dipendenze da sostanze, comportamentali (gioco d’azzardo, shopping, ecc) e relazionali (dipendenza affettiva). Sono formata all’utilizzo della Terapia a Seduta Singola (TSS) e della Terapia Centrata sulla Soluzione, per aiutare le persone a risolvere i loro problemi e tornare al benessere nel più breve tempo possibile, imparando a scoprire e sfruttare al meglio tutte le loro risorse.
Scrivere per superare la fine di una relazione
Perché le relazioni finiscono? Perché ad un certo punto la persona che credevamo sarebbe stata al nostro fianco per tutta la vita esce di scena?
Le motivazioni per cui una relazione finisce sono molteplici. Talvolta le cause possono essere degli eventi esterni che portano la coppia a separarsi, forzatamente. Altre volte invece ci si accorge di non condividere più gli stessi valori, perché si è cambiati. Altre volte ancora i partner non riescono più a fidarsi l’uno dell’altro, dopo tradimenti o bugie.
Qualsiasi sia la causa della rottura, entrambi i partner saranno invasi da una serie di vissuti ed emozioni, talvolta difficili da gestire.
Le fasi della fine di una relazione
La fine di una relazione porta con sé la perdita di una persona molto cara. Proprio per questo motivo questo evento può essere paragonato ad un lutto.
E come nel lutto, si passa attraverso una serie di fasi che, dopo rabbia e sofferenza, permetteranno ai protagonisti di riprendere in mano la loro vita. Vediamo quali:
- La relazione è finita, ma si fa fatica a crederlo. I protagonisti si rifiutano di credere che la persona amata non condivida più con noi gran parte della nostra quotidianità.
- In questa fase si comincia a rendersi conto della fine della relazione. La rabbia può essere rivolta contro se stessi, per non aver fatto funzionare la storia, o contro il patner per averci lasciati. Spesso è rivolta anche contro tutti quelli che vediamo felici, pensando che al loro posto dovremmo esserci noi.
- È la fase dei “se”. “E se quella volta mi fossi comportato diversamente? E se potesse esserci un’ulteriore possibilità?” In questa fase si cercano dei modi di ricongiungersi con l’ex partner, rimanendo così ancorati al passato.
- Indietro non si può tornare, si prende consapevolezza della fine della relazione. Ci si rifugia così nei ricordi di un passato che è stato anche positivo, soffrendo incredibilmente.
- Dopo le prime quattro difficili fasi, ora si diventa consapevoli che indietro non si tornerà. Si custodiscono i momenti positivi della tua storia d’amore, ma è arrivato il momento di dedicarsi a se stessi. Ripensare alla storia finita non trascina più nello sconforto.
Ricominciare a vivere dopo la fine di una relazione
Nella teoria sembra tutto facile, ma a volte il dolore è così insopportabile da non riuscire a credere che prima o poi si supererà. I ricordi della relazione passata tengono costantemente compagnia, al punto da credere che non si sarà mai più felici.
Ecco quindi un piccolo, semplice ma potentissimo esercizio che puoi fare in autonomia per dare spazio al tuo dolore e pian piano farlo defluire.
In una semplice parola: scrivi.
Ogni sera, prima di coricarti, prenditi del tempo (almeno 15 minuti) per mettere nero su bianco i tuoi pensieri, i tuoi ricordi, il tuo dolore. Dev’essere un momento solo per te, il foglio e la penna. Non importa la forma, quanto il contenuto. Lasciati andare, esprimi sul foglio tutto ciò che ti tormenta, i pensieri che durante il giorno ti attanagliano e che cerchi di evitare. Una volta finito, è importante che tu non rilegga quanto hai scritto!
Se ti accorgi che il dolore persiste, prova ad affidarti ad un terapeuta. Anche un solo incontro può bastare!
Ogni martedì dalle 18:00 alle 20:00, gli psicologi del nostro team One Session si rendono disponibili per degli incontri online gratuiti utilizzando la Terapia a Seduta Singola. Per avere maggiori informazioni e prenotare il tuo incontro, puoi contattarci inviando una e-mail a info@onesession.it oppure visitala nostra pagina Fb OneSession.it.
Riferimenti Bibliografici
Pennebaker, J. W. (2017). Il potere della scrittura. Tecniche nuove edizioni.
https://www.psychologytoday.com/us/blog/in-flux/201911/5-tips-respectfully-end-intimate-relationship
Il mio lavoro è orientato al futuro e alla valorizzazione delle risorse delle persone che si rivolgono a me, in ottica di totale collaborazione.
Come migliorare l’intesa con il partner e riaccendere la passione
L’intesa sessuale è la cartina al tornasole della coppia.
Dalle vicende che accadono in camera da letto (o sulla lavatrice, perché no?) si può monitorare il suo stato di salute e prosperità.
Purtroppo non è raro constatare quanto la passione erotica risenta dei momenti di stanchezza o difficoltà sperimentati nella vita quotidiana. E accade che coppie ben affiatate si ritrovino una temperatura “tiepidina” sotto le lenzuola.
La carenza di passione può essere la grigia anticamera al corridoio che porta alla separazione, ma ci sono altre porte che si possono aprire.
Come tutti i momenti di crisi, la diminuzione dell’eros può essere usata per riaccendere l’intesa e rinvigorire l’energia e la passione al cammino comune.
In termini di sviluppo evolutivo, saper custodire e promuovere rinnovate forme di intesa sessuale è uno dei compiti di sviluppo propri della coppia stabile.
L’intesa sessuale nella coppia stabile
“L’amore. Certo, l’amore. Fuoco e fiamme per un anno, cenere per trenta.”
(Tomasi di Lampedusa)
Questa citazione colta del Gattopardo fa eco alle tante battute popolari rassegnate alla morte del desiderio nei rapporti che vogliano durare a lungo.
Ma non è detto che del fuoco iniziale debba rimanere solo la cenere.
L’intesa sessuale è la centrale termica dell’edificio della coppia. Si può mantenerne la fiamma sempre viva, rimuovendo la cenere in eccesso che rischia di soffocarla e aggiungendo legna opportunamente.
L’alimento della passione erotica va ricercata nell’ambito della relazione a 360° tra i partner.
Una ricerca svolta dall’Interdisciplinary Center in Herzliya, Israele, pubblicato sul Journal of Personality and Social Psychology, ha analizzato coppie di lunga durata. Lo scopo era di evidenziare se ci fossero elementi relazionali in grado di migliorarne la passione erotica.
E’ emerso che l’intesa e il desiderio sessuale in un partner aumentavano in seguito alla messa in atto quotidiana di comportamenti sensibili e ricettivi dell’altro partner nei propri confronti.
L’incremento era maggiore quando questi specifici atteggiamenti comunicavano il giudizio di essere persone di valore e permettevano di sperimentare l’appartenenza ad una relazione speciale.
Atteggiamenti propri di coloro che sanno di vivere una storia d’amore e riescono a comunicarlo.
Passione erotica e routine
Il desiderio sessuale non è influenzato solo da questioni di coppia. E una funzione della persona che risente del contesto di vita generale e della tappa evolutiva che si sta attraversando.
Sia gli uomini che le donne nei diversi eventi di vita (ad es. matrimonio, gravidanza, menopausa, licenziamenti, promozioni, pensionamento, malattie, lutti, ecc.) sperimentano una oscillazione dell’intensità del desiderio. Anche lo stress legato alla vita lavorativa, familiare e sociale incide fortemente sulla passione.
Può accadere che l’intesa sessuale di coppia, specie se datata, diminuisca o svanisca del tutto a causa di una minore intimità tra i partner. La conseguente minore comunicazione, a causa degli impegni e delle responsabilità quotidiane rischia di sottrarre l’investimento di tempo ed energie dalla sfera sessuale.
Riaccendere la passione
“Nel grande amore erotico non si cercano e si uniscono solo i corpi, si cercano e si completano anche le intelligenze.” Francesco Alberoni
Quale legna aggiungere per alimentare la passione erotica di coppia specie se di lunga durata? Vediamo 5 possibili azioni.
1. Iniziare con il parlare
Può sembrare banale, ma una delle differenze più marcate tra la coppia di nuova formazione e quella datata è proprio la quantità di tempo e spazio dedicato allo scambio reciproco di ascolto e attenzione.
Parlate del calo del desiderio, dei dubbi, delle preoccupazioni.
Magari parlandone potrete scoprire che il partner si sente come voi e vi potrete sentire più complici e intimi.
2. La seduzione passa dal corpo, dagli sguardi e dagli atteggiamenti
Sono essi a comunicare, oltre le parole, la propria attenzione al valore della presenza dell’altro mentre si segnala anche quanto sia importante conquistare a propria volta la sua.
Il riaffermare coi gesti e gli atteggiamenti (e il tipo di vestito o di linguaggio) quanto si ritiene desiderabile l’altro, è forse il combustibile più efficace per riaccendere la fucina della passione.
3. Prendersi il giusto tempo
Un contatto sereno e consapevole con il proprio corpo è la base necessaria per una altrettanto consapevole apertura all’altro e alle sue esigenze.
Ricentrarsi in termini di tempi da dedicare a sé (sport, alimentazione e svaghi ma anche autoerotismo) permette di alimentare il bacino di riserve energetiche da riversare poi nella vita di coppia.
Solo da un’adeguata cura della propria soddisfazione personale può scaturire la creatività e la motivazione alla ricerca attiva di spazi comuni.
4. Favorire l’intimità
Se si considera l’intesa di coppia importante e significativa per l’espressione personale allora occorre ritagliare spazi riservati ad essa, magari calendarizzati e tenuti ritualisticamente distinti da altri spazi che si condividono in altre vesti.
Ad esempio decidere una specifica serata settimanale riservata ad una cena di coppia in cui sia vietato il parlare dei figli o del lavoro o della salute, ecc. Ritornate a sognare insieme, non tutto è già stato fatto o detto.
5. Riandare al passato e rilanciare il futuro
Generalmente l’inizio della relazione racchiude una maggiore intesa sessuale e costituisce la maggiore fonte di apprendimento reciproco.
Riprendere da dove si era arrivati può fornire indicazioni per il prosieguo del discorso.
In questo dinamico spostarsi avanti ed indietro nel tempo può essere più facile cogliere l’invito ad una maggiore flessibilità laddove si fosse instaurata una certa monotonia e ripetitività.
Ricordando che il cambiamento non sta tanto nel panorama ma nello sguardo di chi lo ammira.
Se questi piccoli accorgimenti non bastassero, o sembra impossibile metterli in atto, potrebbe essere utile un colloquio con uno psicologo. Anche in una sola seduta si possono sbloccare situazioni ferme da tempo.
Troverai psicologi qualificati ogni martedì sulla pagina Facebook di OneSession per il servizio di consulenze on line gratuite.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
Birnbaum, G. E., Reis, H. T., Mizrahi, M., Kanat-Maymon, Y., Sass, O., & Granovski-Milner, C. (2016). Intimately connected: The importance of partner responsiveness for experiencing sexual desire., Journal of Personality and Social Psychology 111(4), 530-546.
Tomasi di Lampedusa, G. (1958). Il Gattopardo. Feltrinelli
Mi sono laureata in Psicologia ad indirizzo Applicativo nel 1990 presso la facoltà di Psicologia dell’Università “La Sapienza” di Roma. Ho maturato esperienza oltre che nello studio libero professionale, anche nell’ambito dei Consultori Familiari, acquisendo competenze nel sostegno psicologico, sostegno genitoriale, percorsi di educazione affettiva e sessuale.
Come superare un tradimento?
“Non sono turbato perché mi hai tradito,
ma perché non potrò più fidarmi di te” – Jim Morrison
Perdonare o non perdonare, è questo il dilemma.
Nonostante il tempo passi, la paura di subire un tradimento dal proprio partner resta una delle fobie più profonde e radicate.
Nessuno infatti accetta l’idea di stare in coppia e essere tradito.
Con i social network, scoprire il tradimento è diventato più semplice, nonostante entri in gioco il conflitto interiore per la violazione della privacy altrui.
La sete di conoscenza è più forte del senso di colpa in alcuni casi e in altri è il partner stesso a vuotare il sacco e confessare il tradimento.
Cosa fare a quel punto?
Ogni persona è diversa, ma se c’è un sentimento forte e una progettualità di coppia, sicuramente nella maggioranza dei casi non si accetta di buon grado la notizia del tradimento.
Come reagire?
Non è affatto facile.
Nel momento in cui si è traditi, al di là dei motivi (che possono essere tanti), si perde la fiducia nell’altro.
E si sa che un coppia senza la fiducia, stenta a sopravvivere.
Infatti nella maggior parte dei casi, ciò che succede è il partner che ha subito il tradimento, decide di perdonare; tuttavia il suo comportamento cambia, virando verso l’ipervigilanza e il monitoraggio costante del partner.
Questo genera ulteriore conflitto nella coppia diversi “ruoli”.
Il traditore è costantemente sotto processo e qualsiasi azione compia per redimersi non ha effetto; fa di tutto per rimediare all’errore commesso e ripristinare il rapporto di coppia. Fornisce spiegazioni dettagliate, scusandosi di continuo e avvertendo un forte senso di colpa.
Il tradito invece non riesce né a fidarsi del tutto, né a lasciare il partner. Vorrebbe ricostruire il rapporto ma è ripensa costantemente all’evento e al passato, probabilmente dandosi anche in parte la colpa di quanto successo. Rimugina sull’umiliazione subita, cerca segnali che gli dicano che il partner è sinceramente pentito e che non sta ancora tradendo. Il dubbio si è insinuato in lui e fatica a scacciarlo.
Bada bene, mi riferisco alla coppia che ha deciso di restare insieme, dove il partner che ha tradito si è pentito dell’atto.
Puoi passarci sopra?
Non esiste una strategia univoca o un consiglio efficace per il tradimento; si tratta più che altro di una decisione tua personale.
Nn ci sono vie di mezzo in questi casi, ma ciò che devi fare è scegliere se perdonare o no il tuo partner.
Voglio farti riflettere su cosa significa la parola perdono: “Assolvere qlcu. per qlco. che ci ha offeso o danneggiato, rinunciando alla vendetta”[1]
Significa che scegli di dimenticare quanto accaduto, come se non fosse mai successo per poter guardare avanti privo di rancore e vendetta. Altrimenti non funziona. So che non è facile e avrai bisogno di tempo affinché la ferita si rimargini ma non si può costruire su qualcosa di rotto; bisogna spazzare via tutto e ricominciare.
- Parla con il tuo partner di come ti senti e di quelle che sono le tue emozioni
- Ridefinite i confini e i ruoli all’interno della coppia
- Pensa tutti i giorni a comportarti “Come se” il tradimento non è mai avvenuto, scegliendo la cosa più piccola che puoi mettere in atto. Provaci!
- Rivolgiti a un professionista per una terapia di coppia.
La Terapia a Seduta Singola è utile anche in questi casi perché ti aiuta a focalizzare l’attenzione su ciò che non funziona o su quello che ti servirebbe per ricostruire la coppia.
Sei interessato alla Terapia a Seduta Singola?
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Riferimenti Bibliografici
Algeri D., Guarasci V., Lauri S. (2019), La coppia strategica. Guida per un sano rapporto di coppia. Roma: EPC Editore.
Sono una psicologa che si occupa di consulenze brevi e di TSS: il mio obiettivo è ridurre i tempi della terapia e massimizzare l’efficacia della seduta, offrendo un sostegno focalizzato e concreto per affrontare sia le piccole che le grandi difficoltà della vita
Una fine senza inizio: il lutto perinatale
“Il bambino nasce dentro di noi molto prima del concepimento.
Ci sono gravidanze che durano anni di speranza,
eternità di disperazione”
(Marina Ivanovna Cvetaeva)
Cosa è il lutto perinatale
Molti sono sia gli uomini che le donne che, ad un certo punto della loro vita, sognano e desiderano per il loro futuro di diventare genitori.
Non sempre però il momento della gravidanza e dell’attesa si presenta così come viene sognata, e non si è mai preparati abbastanza e fino in fondo.
Siamo soliti parlare della gravidanza solo nel suo aspetto più tenero e meraviglioso. Da qui l’uso del termine “lieto evento”. Troppo poco si tiene in considerazione l’altra faccia della medaglia, quando la morte arriva prima della vita.
Parliamo di tutti quei genitori che sono pronti ad accogliere un bambino conosciuto dalle ecografie. Genitori felici di coronare il loro sogno con quella nuova vita. Genitori che vengono, però, bruscamente scaraventati in un dramma difficile da accettare, elaborare e trasformare: quello della morte di quel piccolo essere.
Nonostante l’alta incidenza di questo fenomeno nel nostro paese (circa il 20% delle gravidanze avviate) ancora troppo poco si parla e si conosce il significato del termine “lutto perinatale”, rimanendo così un fenomeno ampiamente sottorappresentato e socialmente negato.
Con il termine di “lutto perinatale” si fa riferimento a quella perdita causata dalla morte di un bambino che può avvenire sia nelle ultime settimane gestazionali, ma anche alla nascita o nel corso della prima settimana di vita.
Il lutto perinatale è caratterizzato “dalla perdita del bambino nato a livello immaginario, percepito come realmente presente e scomparso però prima di essere davvero conosciuto” (Simona di Paolo, 2018). Inoltre, si colloca “come fallimento della capacità di conservare e mettere al mondo la vita” (Simona di Paolo, 2018) e come evento di assoluta innaturalità, in quanto la morte la precede.
Il dolore per il lutto perinatale
È possibile prendersi cura di questo dolore inatteso? Cosa succede nei genitori quando un processo naturale come la nascita di un bambino si interrompe inaspettatamente?
La perdita di un figlio è l’evento più straziante, traumatico e paradossale a cui si possa assistere. Contraddice il naturale corso degli eventi che caratterizzano le relazioni. È uno shock emotivo di grande intensità che produce un lutto profondo e pervasivo.
Nel corso di studi sono stati individuate 4 fasi dell’elaborazione del lutto da parte delle persone che hanno perso un proprio caro:
- disperazione acuta
- struggimento
- disorganizzazione e disperazione
- riorganizzazione
Le stesse reazioni sono state rintracciate a seguito di un lutto perinatale, nonostante il legame fra i genitori e il bambino si stia ancora formando e la relazione non sia stata ancora instaurata.
In cosa si differenzia il lutto perinatale?
Il lutto perinatale, oltre a configurarsi come perdita affettiva con la morte dell’embrione o del feto, rappresenta anche una perdita simbolica. Questo perché va a intaccare la realizzazione del desiderio di avere un figlio e lo status sociale di maternità/paternità.
La coppia genitoriale si ritrova all’interno di un vortice emotivo. Se un attimo prima viveva emozioni di gioia per l’attesa di una nuova vita, ora viene sorpresa dall’improvvisa sofferenza per l’inatteso vissuto di morte.
La perdita di un figlio mai nato per la coppia genitoriale viene vissuta come la perdita di una nuova fase della vita o di un sogno, una gravidanza che non si conclude con la nascita di un bambino vivo.
Per tale motivo i genitori devono dare forma al proprio dolore e costruire uno spazio biografico e psichico per quella gravidanza e per quel bambino.
Convivere con il dolore e ricostruire la coppia
Il lutto perinatale va a toccare la coppia non solo individualmente, ma anche nelle relazioni, nella comunicazione e nella sfera intima, con la possibilità di sviluppare problematiche che possono portare alla fine del rapporto.
I genitori possono affrontare il dolore in modo differente, esprimendolo su più livelli. Questa differenza nell’espressione del dolore può portare, però, al sorgere di incomprensioni. Spesso l’altro viene valutato come “non abbastanza sofferente” solo perché ha una reazione diversa.
Affinché le incomprensioni vengano superate al meglio e il dolore dell’altro considerato e accettato così per come viene espresso, bisognerebbe lasciarsi la libertà di viverlo senza regole prestabilite.
In questo modo vi sarà la possibilità di creare un equilibrio tra il sostenere e l’essere sostenuto. È necessario trovare momenti e spazi di condivisione, di consigli e di ascolto, ma è giusto, anche, ritagliare, per chi lo necessita, momenti di maggiore solitudine (senza che questi vengano percepiti come un distacco). L’importante è, dunque, che nessuno venga mai giudicato e colpevolizzato per le proprie reazioni emotive.
In conclusione…
Se sentite che il dolore diventa insostenibile, o se percepite di star arrivando alla deriva e volete rafforzare in questo delicato momento la vostra relazione e comunicazione affinché possiate comprendervi meglio per superare insieme il traumatico evento che vi ha travolto, non esitate a rivolgervi ad uno specialista.
Grazie alla Terapia a Seduta Singola è possibile già dal primo incontro ritrovare e far emergere nuove risorse che supportano raggiungimento di un maggiore benessere.
Se sei interessata alla Terapia a Seduta Singola, puoi rivolgerti ai nostri psicologi e psicoterapeuti, disponibili ogni martedì, per un periodo limitato, dalle 18.00 alle 20.00, per una consulenza gratuita online.
Riferimenti bibliografici
Quartaro, RS., e Grussu, P. (2018). Psicologia clinica perinatale: dalla teoria alla pratica. Collana di psicologia della maternità. Trento: Erickson
Ravaldi, C., Vannacci, A., Farmacologo, M., & Onlus, A. C. (2009). La gestione clinica del lutto perinatale Strategie di intervento e linee guida internazionali. Lacare in perinatologia, 3.
Marco, D. (2013). Le madri interrotte. Affrontare e trasformare il dolore di un lutto pre e perinatale: Affrontare e trasformare il dolore di un lutto pre e perinatale(Vol. 75). FrancoAngeli.
Di Paolo, S. (2018). Il non riconoscimento del lutto nell’aborto precoce, possibili interventi terapeutici. State of mind (ID:157936)
Coppia: Il cuore di chi si ama va allo stesso ritmo?
L’esperienza della coppia è una delle più coinvolgenti del panorama umano. Il coinvolgimento dei due partner tocca talmente le loro emozioni, pensieri e capacità di attenzione, che arriva a modellare i loro ritmi fisiologici.
Cuori all’unisono
In una ricerca del 2012, un gruppo di ricercatori americani dell’Università della California ha monitorato 32 coppie in relazioni romantiche.
I soggetti volontari venivano fatti sedere a circa un metro di distanza e venivano agganciati a specifici macchinari che misuravano la pressione, battito cardiaco e ritmo di respirazione.
I risultati mostrarono che il battito cardiaco dei membri della stessa coppia era all’unisono, così come il ritmo dell’inspirazione e dell’espirazione dell’aria.
I risultati non si replicavano quando i due soggetti monitorati non facevano parte della coppia originaria: in quel caso nessuna sincronizzazione.
E poi?
Purtroppo però sappiamo che la fisiologica fase romantica della coppia è altrettanto fisiologicamente destinata ad esaurirsi. Infatti se si fossero ritestate le stesse coppie a distanza di un certo lasso di tempo si sarebbe verificato che probabilmente in alcune (molte?) di loro la sincronia era scomparsa.
La storia della coppia è proprio lo svolgersi di tale processo trasformativo.
Ciò che all’inizio è regolato da modalità neurofisiologiche – il battito cardiaco all’unisono – ha bisogno di passare ad un diverso livello per reggere la sfida del tempo e vincere la partita vertiginosa della stabilità.
Una coppia che continua ad esserlo nel tempo è quella che sa trasporre a livello di relazione la sincronicità vissuta nella fase dell’innamoramento romantico.
E la relazione si esprime nella comunicazione tra i due partner.
La comunicazione è il cuore della coppia
Anche la comunicazione è caratterizzata da intensità, frequenza, ritmo. I problemi di comunicazione sono tra i più frequenti motivi di crisi e di rottura nelle coppie. La comunicazione è il cuore della relazione di coppia.
Lo stato di salute di una coppia e la sua vitalità è espressa e al tempo stesso determinata dal modo dei partner di comunicare tra loro. Maggiore sarà l’armonia, più stabile e duratura sarà l’esperienza di coppia.
Il lavoro di J. Gottman ci suggerisce alcune caratteristiche osservabili che misurano il grado di sintonia dei partner all’interno delle dinamiche di coppia.
Secondo le sue osservazioni, nelle coppie che comunicano in modo soddisfacente, nella maggioranza delle occasioni:
- Le differenze tra i partner sono accettate e perfino valorizzate,
- L’atteggiamento di fondo è volto a sostenersi, a supportarsi e a valorizzarsi reciprocamente
- Il clima emotivo è di curiosità e apertura verso l’altro e c’è interesse verso il suo punto di vista
- Non si smette mai di cercare occasioni di incontro e possibilità di ripresa
Le quattro modalità comunicative che risultano invece essere fortemente distruttive per la sincronicità dei cuori sono:
- La critica incondizionata alla persona piuttosto che alle azioni
- Il disprezzo, atteggiamento prevalente teso a svalutare e scoraggiare l’altro
- Stare sulla difensiva, concentrazione solo su di sé e le proprie ragioni
- Fare ostruzionismo, ritirando l’investimento nella relazione
Essi sono capaci di determinare la fine della coppia e la rottura sarà tanto più prossima quanto più la loro presenza è frequente nella relazione.
Fare il bilancio di salute della coppia significa valutare la presenza di tali “inquinanti” relazionali e trovare valide alternative comunicative attivando ed attingendo le risorse della coppia stessa.
La Terapia a Seduta Singola è l’ambito adatto a effettuare tale bilancio.
La TSS infatti si focalizza sulla risoluzione di problemi nel qui ed ora e ha lo scopo di sostenere e favorire l’autoguarigione del sistema coppia riconoscendone ed attivandone risorse e competenze già presenti.
Da questo mese di settembre, per un periodo limitato, ogni martedì dalle 18 alle 20 i terapeuti del nostro team One Session terranno degli incontri gratuiti aperti a tutti utilizzando la Terapia a Seduta Singola. Contattaci per maggiori informazioni https://www.onesession.it/
Riferimenti bibliografici
Helm, J.L., Jonathan, L., Sbarra, D., & Ferrer, E. (2012). Assessing cross-partner associations in physiological responses via coupled oscillator models. Emotion, 12(4):748-762.
- Gottman, J. Schwartz, Dieci principi per una terapia di coppia efficace, Cortina Raffaello, 2017.
Mi sono laureata in Psicologia ad indirizzo Applicativo nel 1990 presso la facoltà di Psicologia dell’Università “La Sapienza” di Roma. Ho maturato esperienza oltre che nello studio libero professionale, anche nell’ambito dei Consultori Familiari, acquisendo competenze nel sostegno psicologico, sostegno genitoriale, percorsi di educazione affettiva e sessuale.
Come superare la fine di una relazione d’amore
Quando ci innamoriamo, è probabile, si crei in noi la speranza che quella relazione possa durare per sempre.
Speriamo che sia la volta buona, che ci sia qualcosa di diverso. Immaginiamo che nulla possa mai succedere a quel rapporto. Solo che a volte le cose possono succedere e così le storie, anche quelle che sembravano essere molto solide, giungono al termine.
Una rottura porta alla rovina di una perfetta fusione di idee, ideali e convinzioni condivise, divenendo dolorosa da superare. I piani sono cambiati e il futuro all’improvviso ha spazi vuoti lì dove c’erano cose felici.
La fine di una favola
La maggior parte delle persone avrà sperimentato almeno una volta nella vita la speranza che quella relazione potesse durare per sempre e il conseguente dolore di un finale diverso da quello atteso.
A seguito di una tale delusione è normale chiedersi quando e se tutto quel dolore potrà mai sparire e come, eventualmente, superarlo.
La fase in cui le relazioni romantiche giungono al termine è stata collegata ad una serie di impatti psicologici e psicosociali negativi, che compromettono la salute fisica e mentale. Poche cose feriscono come la fine di una relazione.
Rabbia, sofferenza, bassa autostima, insonnia, isolamento, paura, impotenza nel guardare ad un nuovo futuro, sono solo alcune delle possibili sensazioni che possono essere provate a prescindere dalle dinamiche con le quali avviene una rottura.
Nuovi inizi per te stesso
Esiste sempre, però, un’altra faccia della medaglia, ed è a quella che voglio invitarvi a rivolgere lo sguardo.
La fine di una storia d’amore può offrirci, infatti, nuove possibilità, tra cui quella di imparare lezioni su noi stessi, sulle relazioni, sull’amore, sul compromesso, sulla comunicazione e sulla fiducia.
Diverse ricerche hanno infatti evidenziato che la fine di un legame può essere vissuta anche come un’opportunità di regolare emozioni, affrontare lo stress relazionale e perseguire in relazioni future in cui i bisogni vengano soddisfatti.
La delusione, può spingerci a porci delle “corrette” domande e ci aiuta a conoscerci meglio rispetto alle nostre esigenze, favorendo una crescita personale.
Inoltre, essa aumenta la consapevolezza, grazie la quale possiamo evolvere e rinnovarci, cogliendo l’occasione per ritrovare l’unica persona che conta davvero nella vita, noi stessi!
Del resto, bisogna pur ricordarsi che “dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fiori”.
Per cui anche un’esperienza traumatica e dolorosa come quella che si vive con la fine di una relazione può portare a nuovi scenari inaspettati e, perché no, delle volte anche migliori.
Ricominciare? Si può!
Ricominciare significa ripartire, trovare soluzioni efficaci e utili per dare il giusto peso nel presente, all’esperienza del passato. Di seguito alcuni consigli pratici per superare la fine di una relazione:
– Esprimere emozioni: non importa che siano negative, le emozioni vanno espresse. Ritagliare del tempo per vivere le emozioni, per soffrire, per piangere, permette anche di attraversarle e superarle. Reprimere le lacrime, soffrire in silenzio potrebbe solo aumentare la percezione del disagio.
Attenzione però!
È preferibile che ci siano dei momenti in cui dedicarsi all’espressione di queste emozioni, senza che invadano l’intera giornata.
– Confidarsi: trovare un amico, un familiare, una persona con cui confidarsi, che ci faccia sentire compresi, aiuta ad esternalizzare pensieri e idee che si hanno all’interno.
Parlare dell’accaduto e di quello che si prova, può, talvolta offrire anche un cambio di prospettiva, permettendo di vedere in modo più chiaro aspetti della relazione e di valutare che, forse, non era cosi perfetta come si credeva.
Anche qui però va fatta una precisazione.
Se parlare porta maggiori sentimenti di ansia e non fa andare avanti in una prospettiva di crescita personale, ma bensì lascia imprigionati solo al passato relazionale, allora è meglio non socializzare troppo la sofferenza.
– Un passo per volta: è importante cercare nuove fonti di interesse. Creare obiettivi personali, professionali, relazionali e concentrarsi per raggiungerli aiuta a sentirsi meno persi.
Per facilitare la ricerca di nuovi obiettivi può essere utile riflettere su quale possa essere il primo piccolo passo da fare per ritrovare se stessi.
Questo permette di immaginare man mano le diverse azioni da compiere (e se possiamo immaginarlo, possiamo anche farlo!).
Quando, però, si avverte che la fine di una relazione provoca una sofferenza talmente invalidante da condizionare la propria quotidianità fino a limitarla e in alcuni casi a bloccarla, può diventare necessario chiedere aiuto ad uno psicologo.
Le terapie brevi sono senz’altro un mezzo importante che consente di riprendere in mano la propria vita il prima possibile. Diverse ricerche mostrano che anche una sola seduta può essere sufficiente.
Sul sito di Onesession troverai diversi psicologi formati in terapia a seduta singola.
Bibliografia
– Harvey, A. B., & Karpinski, A. (2016). The impact of social constraints on adjustment following a romantic breakup. Personal Relationships, 23(3), 396-408.
– Carter, K. R., Knox, D., & Hall, S. S. (2018). Romantic breakup: Difficult loss for some but not for others. Journal of Loss and Trauma, 23(8), 698-714.
– Wrape, E. R., Jenkins, S. R., Callahan, J. L., & Nowlin, R. B. (2016). Emotional and cognitive coping in relationship dissolution. Journal of College Counseling, 19(2), 110-123.
– Field, T. (2017). Romantic Breakup Distress, Betrayal and Heartbreak: A Review. Int J Behav Res Psychol, 5(2), 217-225.
– Kazan, D., Calear, A. L., & Batterham, P. J. (2017). A Systematic Review of Controlled Trials Evaluating Interventions Following Non-Marital Relationship Separation. Journal of Relationships Research, 8.
Come smettere di essere gelosi del partner
La gelosia nella coppia
La gelosia nei confronti del partner viene definita “gelosia romantica”. In una relazione, i sentimenti di gelosia possono essere considerati naturali, poiché indici del fatto che il partner tiene a noi ed ha paura di perderci. Alti livelli di gelosia sono stati correlati alla paura di perdere il partner a causa di un tradimento. Tendenzialmente, gli uomini sono più preoccupati da un eventuale tradimento sessuale, mentre le donne da un tradimento emotivo; anche se questa distinzione non è sempre così netta.
I comportamenti legati alla gelosia sono riferibili al senso di minaccia sperimentato dalla persona gelosa, e possono essere diversi. Si parte da semplici battute, da richieste di rassicurazioni sulla fedeltà o sull’amore provato nei propri confronti, fino a comportamenti più invasivi come chiedere di controllare il telefono o le e-mail del partner. Inoltre, la persona eccessivamente gelosa può lamentarsi di frequentazioni di amici e colleghi, minacciando la fine della relazione se queste frequentazioni non vengono interrotte.
Perché potrebbe essere utile imparare a gestire la gelosia?
E’ importante che in una coppia sia presente un pizzico di gelosia verso il partner; questo sentimento giova infatti alla stabilità della coppia. La gelosia è inoltre indice di attaccamento emotivo al partner, tuttavia è importante che non raggiunga livelli smisurati. Il timore del tradimento può presentarsi in diversi modi: può manifestarsi come un fugace pensiero, magari generato da un episodio in particolare, oppure può presentarsi in maniera ostinata, fino a diventare quasi un’ossessione. La costante incertezza circa la fedeltà può portare la persona ad esperire vari livelli di ansia, tristezza e rabbia. Inoltre, se l’idea che il partner sia infedele si protrae a lungo nel tempo, la gelosia si può manifestare attraverso costanti accuse e litigi.
È fondamentale riuscire a riconoscere e gestire i propri sentimenti, evitando di attuare comportamenti che possano mettere a rischio la relazione. Infatti, un’eccessiva gelosia da parte del partner comporta il rischio di sortire l’effetto opposto: allontanare l’altro membro della coppia. La persona accusata potrebbe inizialmente rassicurare il partner, ma alla lunga mettersi sulla difensiva, decidendo di ignorare le accuse del partner, dando così conferma delle sue preoccupazioni. Questo potrebbe comportare il protrarsi delle discussioni, portando uno dei due membri a rompere la relazione a causa delle continue discussioni o dei comportamenti esasperanti.
Come smettere di essere gelosi
Come si fa a smettere di essere gelosi? Di seguito alcuni semplici consigli utili a gestire le proprie ansie e ritrovare la serenità nella coppia:
- Parlarne con il partner con calma: potrebbe sembrare un consiglio scontato, ma a volte avere un confronto chiaro e pacato con la vostra dolce metà potrebbe fugare inutili ansie. Una comunicazione semplice e diretta sulle vostre paure potrebbe sostituire efficacemente accuse e conseguenti liti.
- Concentrarsi su ciò che funziona nella relazione: invece di pensare e ripensare a possibili tradimenti, perché non concentrarsi sulle cose positive della vostra storia d’amore? Quando l’ansia vi assale, cercate di focalizzarvi su quante dimostrazioni d’amore vi regala quotidianamente il partner.
- Usare la gelosia in modo costruttivo: in alcuni casi la chiave potrebbe essere cercare di “utilizzare” la gelosia in maniera costruttiva per la relazione. Cerchiamo di concentrarci sul partner dimostrando quanto teniamo a lui con piccole dimostrazioni di affetto, senza però esagerare!
- Cercare di fidarsi del partner: è importante ricordare che ogni volta che si accusa il proprio partner di essere infedele, si comunica un’importante mancanza di fiducia, elemento fondamentale di un rapporto di coppia. La persona con cui state vi da oggettivi motivi per dubitare della sua fedeltà? Se la risposta è no, cercate di credergli!
Cercare di mettere in pratica questi semplici accorgimenti, potrebbe aiutare a gestire la propria gelosia. Tuttavia, se non dovesse bastare, una soluzione alternativa potrebbe essere approfondire l’argomento con un professionista. Sul sito www.onesession.it potrai trovare un elenco di professionisti formati in Terapia a Seduta Singola, che potranno aiutarti già con un singolo incontro a ritrovare l’agognata serenità di coppia.
Bibliografia
Cannistrà F., Piccirilli F. (2018), Terapia a seduta singola. Principi e pratiche. Giunti Psychometrics.
Pietrzaka, R.H., Lairda D. J., Stevens D.A., Thompson N. S. (2002). Sex differences in human jealousy A coordinated study of forced-choice, continuous rating-scale, and physiological responses on the same subjects. Evolution and Human Behavior, 23, 83 – 94.
Sono una psicologa, mi occupo di sostegno psicologico attraverso l’uso della Terapia a Seduta Singola per poter aiutare le persone a risolvere i propri problemi in tempi brevi. Ricevo a Cosenza e On Line (Skype).
Problemi di coppia?? 5 consigli utili per migliorare il vostro benessere e quello della vostra coppia
Si sa, non sempre la vita di coppia è tutta “rose e fiori”. Ci sono momenti in cui tutto sembra essere perfetto, e altri, invece, in cui ogni cosa sembra irrimediabilmente sbagliata.
Questa alternanza è del tutto normale. In psicologia sono state identificate delle vere e proprie “fasi” che, più o meno tutti conosciamo: dalla fase iniziale di “simbiosi” in cui il partner è visto in modo idealizzato, si passa ad un momento in cui il partner si percepisce nella propria realtà.
Questo è un momento delicato, che può portare sia al termine della coppia sia in una fase della relazione più matura in cui si riconosce il partner nella sua totalità e si è pronti alla collaborazione.
In ognuna di queste fasi ci sono momenti problematici “fisiologici” che possono instillare il dubbio che la relazione stia volgendo al termine. Non sempre è così!
Quali sono i problemi più comuni?
I problemi più comuni possono essere ricondotti a differenti aree. Una di queste è rappresentata dalla comunicazione: quando anche uno solo dei partner adotta modalità di comunicazione ostili o provocatorie, si può innescare un clima di conflitto o un atteggiamento di disinteresse con conseguente maggior distacco all’interno della coppia.
Un’altra insidia, nella vita di coppia (ma anche nella vita personale) è legata alla routine. Fare sempre le stesse cose, e con le stesse modalità, può innescare automatismi, che se coinvolgono anche il partner, possono comportare una sensazione di insoddisfazione e noia.
Vivendo la coppia con continuità, può anche capitare di avere un calo nella curiosità verso il partner, nello scoprire insieme cose nuove e nel vivere insieme esperienze piacevoli fino a perdere la gioia di condividere i propri interessi.
Routine, calo della curiosità e problemi di comunicazione possono spesso essere associati anche ad una riduzione dell’attrazione e della sessualità. Oltre al naturale calo del desiderio, i problemi legati all’intimità possono essere molteplici, e spesso coinvolgono un più generale benessere all’interno della relazione.
Cosa fare per migliorare la vita di Coppia? Per una volta la risposta è semplice e piacevole: andate in Vacanza
Ecco cinque semplici consigli che potrebbero migliorare il benessere della coppia e della tua vita:
1. Rompi la routine: mandala in vacanza!
Sia a livello individuale che di coppia cambia le abitudini. Basta veramente poco: scendere al bar a fare colazione; scoprire un posto nuovo dove andare a pranzo; fare una passeggiata o andare in zone che non si conoscono può stimolare la curiosità e il confronto.
2. Scopri nuovi interessi
In vacanza si ha più tempo da poter dedicare ai propri interessi: trova gli eventi o le iniziative a cui ti farebbe piacere partecipare e confrontati con il partner. Scegliete insieme cosa fare, e ricorda che trovare un equilibrio (e un compromesso) è importante. Prova a interessarti a ciò che piace fare al tuo partner e cerca di coinvolgerlo nelle tue passioni.
3. Presta al tuo partner maggiore attenzione
Con l’abitudine, si ha l’impressione di sapere già cosa il nostro partner ci vorrà dire. Ma siamo sicuri sia sempre così? Prova a prestare attenzione a come si muove, a cosa dice, a cosa vuole comunicare. Prestare attenzione può aiutare a (ri)scoprire aspetti del partner ormai dimenticati. E se c’è qualcosa che non va, parlane con calma e con chiarezza.
4. Vivi con positività ed energia
Non dimenticare che sei in vacanza. Sii felice o almeno prova ad esserlo. La vita di coppia può causare infelicità e malumore, ma ricorda, entrambi i partner spesso, non vogliono altro che stare bene con sé stessi e con l’altro. Inizia da te. Divertiti. E cerca di coinvolgere il partner.
5. Riscopri la sessualità
La sessualità è importante. È un momento intimo che può riavvicinare molto due persone. Prova ad inventare giochi (sia dentro che fuori le lenzuola) che possano divertire e insieme stuzzicare il partner. Cerca di capire cosa il tuo partner vorrebbe e prova ad accontentarlo.
Sembra semplice, vero? Forse sembra anche “troppo” semplice, ma pensaci: cosa ti costa tentare?
Può darsi che la tua coppia viva oggi delle problematicità “fisiologiche” e attuare queste piccole strategie può essere utile per migliorare la tua condizione.
Non sempre, però, questi consigli sono sufficienti; sono tante le coppie che vivono situazioni problematiche, più o meno difficili, che hanno bisogno di una guida esterna, che permetta loro di vedere le cose in una giusta prospettiva.
Forse non lo sai, ma a volte, basta anche un singolo incontro con un professionista. Se non sei ancora andato in vacanza, e temi che questi piccoli consigli possano migliorare “poco” la situazione, allora prova ad incontrare un professionista “prima”. In vacanza avrai più tempo per ragionare da solo e con il partner.
Non sai a chi rivolgerti? Prova a dare uno sguardo al nostro sito www.onesession.it. e trova lo Psicologo più vicino a te
Psicologa e picoterapeuta in formazione. Utilizzo la terapia a seduta singola per permettere alla persone di raggiungere i propri obiettivi e massimizzare l’efficacia di ogni singolo incontro.
Ricevo a Caserta e On-line (Skype).