Timidezza o introversione: qual è la differenza?
Timidezza ed introversione sono due termini che, nel parlare comune, sono spesso usati come sinonimi.
Questo accade perché, pur rappresentando due tendenze nettamente diverse, sono simili nei comportamenti espressi.
L’introversione si traduce spesso nel preferire la calma e le situazioni con pochi stimoli ambientali. La timidezza, invece, riguarda la paura del giudizio altrui e si manifesta come tendenza al parlare poco ed al preferire situazioni più intime e raccolte.
Qual è allora la differenza?
Introversione
Il termine introversione venne teorizzato, per la prima volta, da Jung negli anni ’20, in opposizione al termine estroversione, per identificare due tratti di personalità.
Semplificando molto, si può dire che gli estroversi sono solitamente socievoli e assertivi, mentre gli introversi più riservati e riflessivi.
Una delle funzioni peculiari di questa dicotomia è che, capire se sei estroverso o introverso, ti permette di capire anche come ti ricarichi, ossia come recuperi forza ed energia.
Infatti i tratti di personalità sono legati al benessere mentale ed influenzano il modo in cui facciamo fronte agli eventi stressanti.
Banalmente, un introverso ha bisogno dei suoi spazi e di ritagliarsi, appunto, dei momenti dedicati a sé.
Mentre un estroverso, invece, ha bisogno dell’aspetto sociale, quindi di passare del tempo con gli altri e fare esperienze di gruppo.
Contestualizzando questi dati con la situazione pandemica, è facile immaginare come persone estroverse abbiano avuto più difficoltà nell’adattarsi alle misure di distanziamento sociale. I caratteri introversi, al contrario, possono averne tratto maggior beneficio.
Questi dati sono confermati anche da una ricerca sull’impatto delle restrizioni, svolta su un gruppo di studenti dell’Università del Vermont a Burlington, negli Stati Uniti e pubblicata sulla rivista scientifica Plos One.
I tratti di personalità, introversione ed estroversione, hanno mostrato ripercussioni nettamente diverse sull’umore e sullo stress percepito dai soggetti.
Timidezza
La timidezza è una condizione in cui abbiamo paura del giudizio e dell’esposizione all’altro.
È qualcosa di circoscritto alla sola presenza delle altre persone e può diventare invalidante se non ci permette di comunicare efficacemente o di mettere in pratica quei comportamenti che, altrimenti, potremmo agire tranquillamente.
Spesso la timidezza si associa ad un forte senso di inadeguatezza sociale, ma non per questo va confusa con una bassa autostima, che riguarda l’opinione che si ha di sé stessi.
La letteratura a riguardo è concorde nell’affermare che la nostra timidezza nasce e si sviluppa in base alle esperienze che viviamo, anche se i fattori biologici e genetici possono rappresentare importanti fattori di rischio.
La timidezza è quindi una credenza, appresa e mantenuta dalle credenze che la persona ha riguardo sé stessa e gli altri.
Cosa significa tutto questo e come può aiutarti?
I tratti di personalità, come l’introversione, sono tendenzialmente più stabili nel tempo e, inoltre, essere un introverso non vuol dire aver paura degli altri, né provare qualche sorta di disagio.
Al contrario, la timidezza è qualcosa di connaturato ad eventi specifici e si associa ad un malessere importante, spesso anche invalidante.
Per questo è importante sapere che puoi imparare a non subire la tua timidezza, ovvero a non farti invalidare da pensieri limitanti e catastrofici.
Il primo passo è interrompere quelle che sono le principali tentate soluzioni disfunzionali del timido, ossia l’evitamento e il chiedere aiuto.
Sono soluzioni disfunzionali perché, anche se evitare la situazione che ti mette a disagio in un primo momento ti tranquillizza, poi ti conferma una tua credenza errata: ciò che vuoi fare è troppo difficile per te.
Chiedere aiuto, allo stesso modo, ti fa sentire al sicuro, ma ti lega anche all’aiuto ricevuto, dimostrandoti, una volta di più, che non puoi farcela da solo. Il paradosso dei paradossi: ciò che ti aiuta ti rende più debole.
Bloccare queste Tentate Soluzioni Disfunzionali è il primo passo per accettare la propria timidezza ed imparare a gestirla, senza esserne sopraffatti.
Tre stretegie per superare la timidezza
Per aiutarti a gestire la tua timidezza ti proponiamo tre strategie molto semplici da mettere in pratica nella tuo quotidianità.
La prima strategia riguarda l’accettazione: accettare la tua timidezza come qualcosa che fa parte di te.
Soprattutto perché continuare a negare, ignorandola, rischia di far montare una tensione interna che non puoi reprimere e che ti travolgerà.
La seconda strategia è quella di verbalizzare ciò che provi.
Come abbiamo detto, nascondere l’emozione rischia di farla aumentare sempre più.
Esprimere ciò che provi in quel momento, dicendo “sono molto emozionato” o “sono preoccupato”, farà uscire immediatamente questa tensione e ti permetterà di calmare istantaneamente il tuo stato d’ansia.
La terza strategia è quella di imparare a vivere la tua timidezza.
Un metodo molto valido è quello di esporti, ogni giorno, in maniera progressiva e controllata, ad una piccolissima situazione che ti genera imbarazzo e disagio.
E’ fondamentale che sia tu a sceglierla e che sia davvero piccola, così che tu possa mantenere il controllo della situazione, pur trovandoti a disagio.
Conclusioni
Timidezza ed introversione rappresentano due aspetti ben distinti, ma hanno una caratteristica comune: essere introverso o essere timido non è MAI sbagliato!
Dato che i tratti di personalità sono tendenzialmente stabili nel tempo, si può cercare di agire sulla tua timidezza, ma solo se questa ti fa stare male e ti fa soffrire.
Se la tua timidezza non ti crea problemi o se il tuo essere riservato ti piace, non c’è alcun motivo per cui tu non possa goderti il tuo spazio ed i tuoi momenti di serenità personale.
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